Poteva essere salvato il detenuto morto mercoledì scorso nel carcere di “Due Palazzi” di Padova? Dalle testimonianze dei detenuti stessi sembrerebbe di sì. Se verranno confermati i loro racconti, sembra che il soccorso sia avvenuto in forte ritardo. Il fatto è accaduto al quarto piano A. Parliamo di un ragazzo marocchino di 26 anni, al quale mancavano poco meno di tre mesi per finire di espiare la pena.

Le testimonianze raccolte dalla redazione di "Ristretti Orizzonti"

La redazione di Ristretti Orizzonti è riuscita a raccogliere la testimonianza dei detenuti del blocco 4A della Casa di Reclusione di Padova. Si apprende così, che il ragazzo deceduto si chiamava Muhamed Elhabchi, di nazionalità marocchina. Aveva scontato quasi 4 anni e gli mancavano 2-3 mesi per finire la condanna. I detenuti raccontano che ha cominciato a sentirsi male verso le 17 di mercoledì 15 giugno. Dopo le urla dei detenuti, il medico sarebbe arrivato dopo 40 minuti. «Lo ha guardato e ha chiamato le barelle che non sono mai arrivate. È andato giù e dopo è salita con la faccia pallida una dottoressa in evidente difficoltà», testimoniano i detenuti del quarto piano.

Secondo i detenuti del carcere di Padova sarebbe morto in carcere

Dopo un'ora è arrivata la Croce Rossa, hanno provato a fare la rianimazione cardiaca alle 19.40. Ai detenuti pare che il ragazzo sia deceduto in carcere, però e stato detto loro che era vivo e che avrebbero fatto sapere notizie dall’ospedale. «Dopo 2 ore circa ci hanno detto che il ragazzo non ce l’ha fatta ed è deceduto. Dopo tutto questo hanno chiuso i campanelli d’allarme che avevamo acceso tutti noi. Dei detenuti qualcuno è svenuto, qualcuno si è tagliato. Il ragazzo non aveva nessuna malattia, non fumava, assumeva terapie per dormire», così testimoniano sempre i reclusi del blocco 4A. L’unica ipotesi che ha provocato la morte, (dicono i suoi compagni), potrebbe essere l’assunzione d’un miscuglio di farmaci diversi probabilmente non prescritti da un medico.

La procura di Padova ha aperto un fascicolo sul caso

Resta il fatto che tutti i ragazzi di quella sezione sostengono che se fossero arrivati i soccorsi giusti e in tempi giusti, Muhamed sarebbe ancora vivo e fra 2 mesi avrebbe potuto riprendersi la sua vita in libertà a soli 26 anni e con una lunga vita davanti. Sulle dinamiche che hanno portato al decesso del giovane – si apprende dal Corriere del Veneto - è ora al lavoro la procura di Padova, che ha ufficialmente aperto un fascicolo d’inchiesta su quali farmaci o sostanze abbiano materialmente causato la morte del detenuto, chi sia riuscito a fornirgliele sin dentro le mura del carcere e soprattutto se sia da imputare ad un’overdose accidentale o se si sia trattato piuttosto di un suicidio. Però, a questo punto, visto la testimonianza raccolta da Ristretti Orizzonti e riportata ora da Il Dubbio, dovrebbe aggiungersi anche una indagine per fare chiarezza sulla dinamica dei soccorsi.