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«C'è chi controlla i controllori». Andrea Orlando si riferisce all'ispettorato del suo ministero, che verifica performances e eventuali illeciti dei magistrati. Fin qui nulla di rivoluzionario: via Arenula ha sempre condotto sugli uffici giudizari ispezioni ordinarie, non solo dettate da clamorose disfunzioni. La novità è che l'esito delle verifiche in futuro sarà messo on line in tempo reale: i «controllori», cioè i giudici, potranno essere indirettamente valutati dagli stessi cittadini. Il che può avere un peso anche nell'assegnazione degli incarichi direttivi da parte del Csm. Spiega il guardasigilli: «Già oggi il Consiglio superiore è in possesso di questi dati. Non è che sarà costretto a scegliere i nuovi capi in base alle risultanze delle ispezioni. Però nel momento in cui queste vengono rese pubbliche si crea una sindacabilità democratica che può pesare nelle scelte del Consiglio».In realtà Orlando si muove da mesi in una dialettica con la magistratura che a volte diventa conflitto. Lui spiega, come ha fatto pure ieri in conferenza stampa, che «parametri come l'eccesso di prescrizioni o di arretrato civile non dipendono solo dalle carenze di organico»; e visto anzi che spesso Tribunali e Procure "al completo" realizzano le prestazioni peggiori «è decisiva soprattutto la capacità organizzativa di chi dirige l'ufficio». L'Anm ribatte puntuale che no, non è un problema di "management della giurisdizione" e che nulla potrà cambiare finché ci saranno le attuali carenze, soprattutto sul fronte degli amministrativi.Perciò il ministro gioca una carta imprevedibile: rendere «pubblici in tempo reale» già dal prossimo futuro «i risultati dell'ispettorato: al Csm noi forniamo già per ogni singolo ufficio statistiche sulla durata dei processi e sull'estinzione dei reati: ora offriamo all'opinione pubblica i numeri su quanto apprendono i nostri ispettori». Così a Palazzo dei Marescialli non potranno ignorare quel parametro, nelle "promozioni" dei magistrati. O almeno potranno essere chiamati a spiegare perché non ne hanno tenuto conto.All'incontro con i giornalisti il ministro della Giustizia è affiancato dal capo di gabinetto Giovanni Melillo e dalla numero uno dell'Ispettorato di via Arenula Gabriella Cesqui, oltre che dal sottosegretario Cosimo Ferri. È la prima volta che gli "score" dell'attività ispettiva vengono esposti ai media con tanta sistematicità: nella cartella che li illustra dal 2014 a oggi si apprende per esempio che le sedi giudiziarie messe sotto la lente d'ingrandimento sono state in tutto 212. In tre anni significa che dal ministero hanno monitorato il lavoro di 7.068 magistrati togati e 3.144 onorari (che ora peraltro proclamano lo sciopero dal 21 al 25 novembre). C'è il numero delle toghe oggetto di procedimento disciplinare: quest'anno sono aumentate quelle promosse dal ministro (siamo già a 59 contro le 48 del 2015), a fronte di una netta diminuzione (dalle 135 di due anni fa alle attuali 47) di quelle avviate dal procuratore generale. In ogni caso le sentenze di condanna della sezione disciplinare del Csm restano un terzo del totale. Nel mirino degli ispettori diretti da Cesqui non finiscono solo i ritardi nel deposito delle sentenze: «Prevarrà sempre più la verifica sull'organizzazione». A breve si saprà anche se la nuova responsabilità civile ha fatto danni: Orlando già dice però «non c'è stata un fuga di magistrati dai processi, come paventato dall'Anm: che reagisce a ogni riforma e forse dovrebbe farlo in modo più pacato». Chissà come prenderà Davigo lo squarcio di quest'altro velo della giurisdizione.