La settimana scorsa, nel seguito delle comunicazioni sulle linee programmatiche in commissione al Senato, il ministro della giustizia Carlo Nordio ha spiegato che le carceri non sono sufficienti e non lo saranno per i prossimi dieci anni a tenere detenuti tutti quelli che vengono condannati. «Vi sono in Italia decine di caserme che sono state dismesse. Le caserme per definizione hanno una struttura che è abbastanza simile e compatibile con quelle delle carceri, hanno il muro di cinta e le baracche interne», ha sottolineato il guardasigilli. In realtà già ci ha provato l’ex ministro grillino Alfonso Bonafede attraverso un piano della riconversione legittimato dall’articolo 7 del decreto semplificazioni, poi convertito in legge. Risultato? Non è stato fattibile.

L’articolo 7 articolo disponeva che, ferme restando le competenze del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti in termini di infrastrutture carcerarie, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria concorresse attivamente alle attività relative alla ristrutturazione e/ o alla costruzione di nuovi istituti nei prossimi due anni (termine 31 dicembre 2020). E tra i compiti assegnati al Dap dall’articolo 7 (comma 1) c’era anche la «individuazione di immobili, nella disponibilità dello Stato o di enti pubblici territoriali e non territoriali, dismessi e idonei alla riconversione, alla permuta, alla costituzione di diritti reali sugli immobili in favore di terzi al fine della loro valorizzazione per la realizzazione di strutture carcerarie». Per dare seguito al progetto, l’ex ministro ha anche siglato un protocollo d’intesa con l’allora ministra della difesa Elisabetta Trenta per individuare aree inutilizzate come, appunto, le caserme dismesse.

Le opere militari inutilizzate sono sparse in tutto il territorio italiano e per lo più abbandonate al degrado: vecchie caserme, polveriere, poligoni, postazioni dei battaglioni d’arresto, alloggi per i militari, che da anni aspettano una riconversione per diventare musei, addirittura parchi fotovoltaici, oppure frantoi. Ma tali edifici rispondono alle logiche del carcere moderno che deve avere strutture architettoniche adeguate al nuovo concetto della pena? Non solo. Il ministro Nordio ha anche giustamente osservato che costruire nuove carceri in Italia è impresa ardua, e se tutto va bene ci vogliono 10 anni. Ecco perché ha proposto la conversione delle caserme dismesse. Il problema è che non possono essere riconvertite proprio perché non hanno una struttura conforme.

Abbiamo un esempio concreto. A San Vito al Tagliamento, nel Friuli, al posto della caserma sarebbe dovuto nascere un nuovo carcere. Ricordiamo che la caserma è stata individuata nel 2013. L’iter iniziale è stato lunghissimo, con non pochi intoppi, tanto da ricorrere alla Corte dei Conti che poi dette il via. Ma la caserma, ovviamente, non risponde ai canoni moderni del carcere, per questo deve essere abbattuta per rifare da zero il nuovo carcere. È stata recuperata solamente la palazzina già sede del Comando del Battaglione Piccinini e ospiterà la parte amministrativa della nuova struttura. I lavori sono iniziati ufficialmente nel maggio del 2018, però il bando è stato presentato alla Gazzetta Ufficiale Europea nel 2013. Il costo era di circa 25 milioni di euro già stanziati dai precedenti ministeri. Finisce qui? No. I lavori non sono più partiti grazie al ricorso sull’aggiudicazione dell’appalto. Ad Agosto 2021 è stato indetto un nuovo bando che ha innalzato inevitabilmente i costi a quasi 40 milioni di euro. La travagliata storia ha finalmente un lieto fine? No. Dal sito del ministero delle infrastrutture si apprende che, per ordine del Provveditore alle OO. PP. Triveneto, Veneto, Trentino A. A., Friuli Venezia Giulia, la procedura in oggetto viene sospesa a data da destinarsi. Siamo oramai arrivati quasi nel 2023 e tutto è rimasto fermo.

Ancora una volta, nonostante le buone intenzioni del ministro Nordio, emerge con forza che costruire nuove carceri (e anche le caserme dismesse, come abbiamo visto, sono da ricostruire completamente) è una ricetta arcaica e non fattibile per risolvere il sovraffollamento. Come abbiamo già dato notizia su Il Dubbio, c’è anche il problema che non si riescono a finire i lavori per rifacimento di nuovi padiglioni come quello di Poggioreale nonostante i milioni di euro già stanziati. Importante puntare al carcere come extrema ratio. Ottima la proposta del sottosegretario Andrea Delmastro sull’assegnazione dei detenuti con problemi di tossicodipendenti alle comunità di recupero. La grande sfida dovrebbe essere quella che punti a chiudere diverse carceri come è avvenuto in Svezia, non a costruirne di nuove.