Non basta un tweet dal carcere per fare di Renzi un pannelliano. Appena uscito dal "Due Palazzi" di Padova, è stato lo stesso premier a precisare che sull'amnistia non la pensa come Marco. Lo ha detto nell'intervista al direttore di Radio Radicale che ha subito suscitato la replica di Rita Bernardini, in sciopero della fame dal 9 ottobre insieme ai compagni Irene Testa, Maurizio Bolognetti, Paola di Folco, Annarita Digiorgio: «Eppure c'è stato un tempo in cui Renzi era convinto dell'amnistia, come dimostra una lettera del 2005». Poi la dirigente radicale ricorda: «Ad oggi sono oltre 4000, e stanno aumentando, i detenuti di 59 carceri italiane che il 5 e 6 novembre intraprenderanno un digiuno di dialogo per chiedere al ministro Orlando, al governo tutto e al Parlamento di porre fine da subito allo scandalo ancora in corso di carceri illegali».Proprio il 6 novembre a Roma si terrà la "IV Marcia per l'amnistia, intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco", il cui percorso si snoderà da Regina Coeli a Piazza San Pietro in occasione del Giubileo dei Carcerati. Lo ha annunciato Maurizio Turco nella conferenza stampa di ieri: «Aumentano le adesioni all'iniziativa, proprio ieri l'elenco si è arricchito del nome di Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera che si va ad aggiungere agli altri 39 parlamentari che già avevano aderito, insieme a molte associazioni come Acli, Libera, e la Comunità di Sant'Egidio». Proprio sul tema dell'informazione in merito a ciò che avviene all'interno degli istituti di pena si era espressa qualche giorno fa la presidente della Rai Maggioni per la quale «il servizio pubblico non può ignorare le carceri». E a una riforma penitenziaria e della giustizia sono dedicate le "Proposte di legge Marco Pannella" presentate sempre ieri dal Partito radicale: «Il nostro team di avvocati ha lavorato su sette provvedimenti», spiega Giuseppe Rossodivita, «che vanno dalla modifica dell'articolo 4 bis dell'ordinamento penitenziario alla abolizione dell'ergastolo, dalla separazione delle carriere tra pm e giudici all'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale. Prevediamo ancora il divieto assoluto per i magistrati di assumere incarichi extragiudiziari e la riforma del sistema elettorale del Csm mediante sorteggio, passando per l'istituzione di un archivio pubblico degli incarichi che l'autorità giudiziaria attribuisce ai professionisti nei giudizi, civili e penali, e nell'amministrazione di beni e imprese».