PHOTO
La prima commissione del Consiglio superiore della magistratura valuterà eventuali profili di incompatibilità ambientale per Giovanni Ghini, il gip del Tribunale di Reggio Emilia che aveva disposto il mese scorso la scarcerazione per un 21enne pakistano reo confesso di abusi sessuali su un disabile di 13 anni. Lo ha deciso ieri mattina il Comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli, di cui fanno parte il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e i vertici della Corte di Cassazione, il primo presidente Giovanni Canzio e il pg Pasquale Ciccolo.
Era stato il consigliere laico del Csm Pierantonio Zanettin ( indicato da Forza Italia) a chiedere una apertura pratica in prima commissione a carico di Ghini. Secondo Zanettin il clamore mediatico che si era sollevato intorno a questa vicenda poteva condizionare la capacità del magistra- to emiliano di rapportarsi in maniera equilibrata e terza alla fattispecie. La decisione del gip di Reggio Emilia di scarcerare il pakistano reo confesso aveva, come si ricorderà, suscitato aspre polemiche. Lo stesso Ghini era stato oggetto di violenti attacchi sui media e sui social. Da qui, dunque, la richiesta al Csm di valutarne l’incompatibilità ambientale per condotta incolpevole.
Il Comitato di presidenza del Csm, che aveva ordinato la scorsa settimana l’acquisizione di tutti gli atti di questo procedimento per il tramite del presidente del Tribunale di Reggio Emilia, ha però disposto, sempre nella giornata di ieri, anche la trasmissione del plico alla Procura genera- le della Cassazione, titolare dell’azione disciplinare, affinché valuti la condotta di Ghini anche sotto questo aspetto.
Indiscrezioni di palazzo ipotizzano che l’inoltro alla Procura generale della Cassazione sia relativo all’illecito disciplinare, ancorché eventuale, di un’erronea applicazione del diritto. Alla base del provvedimento di Ghini vi era “lo straordinario senso di autodisciplina dimostrato” dal giovane pakistano che, dopo aver confessato il delitto, si era “autocollocato” agli arresti domiciliari in attesa dei provvedimenti della magistratura. Per lui solo un obbligo di firma presso la caserma dei carabinieri ed il divieto di avvicinarsi nuovamente al 13enne disabile. Il provvedimento è stato impugnato dal pm di Reggio Emilia Maria Rita Pantani che aveva chiesto la custodia cautelare in carcere. Il Tribunale del riesame di Bologna, allo stato, non ha ancora fissato l’udienza.
L’Ordine degli avvocati di Reggio Emilia ha preso posizione sul caso con un comunicato in difesa del gip. “Il dott. Giovanni Ghini è un giudice serio ed equilibrato, rigoroso e preparato, certamente un galantuomo”, si legge nel comunicato diramato dal Consiglio dell’Ordine di Reggio Emilia, secondo cui “ogni provvedimento giurisdizionale può essere criticato, senza trascendere nell’insulto e nella minaccia, ed è sottoposto sempre ad una possibile revisione”. In caso contrario, per gli avvocati reggiani, ci sarebbe il rischio di “assecondare un pericoloso clima di confusione e ostilità che non può non condurre ad una sfiducia nella giustizia con reazioni pericolose nei confronti di magistrati ed avvocati che esercitano le loro funzioni nel rispetto e per la tutela della legalità”. Anche la Camera penale di Reggio Emilia era intervenuta in precedenza per esprimere solidarietà a Ghini, stigmatizzando i toni utilizzati, soprattutto sui social, per criticarne la decisione.
Di diverso avviso le forze politiche. Per il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi ( Pd), e con lui anche trenta sindaci dem della zona, si è trattato di un provvedimento “incomprensibile ed inaccettabile”. “Scelta di una gravità inaudita” per l’onorevole reggiana del M5S Maria Elena Spadoni. Il coordinatore regionale forzista dell’Emilia Romagna Massimo Palmizio ha annunciato per la riapertura della Camera la presentazione di una interrogazione al ministro della Giustizia Andrea Orlando. La scorsa settimana, poi, si è svolto davanti al Tribunale di Reggio Emilia un sit- in di protesta organizzato da parte di alcune associazioni antipedofilia.
Fra queste la onlus “La caramella buona” si è offerta di assistere la famiglia del disabile vittima del reato anche per la tutela legale. E a tal proposito il Dipartimento della pubblica sicurezza starebbe svolgendo accertamenti a carico del pakistano, in Italia con permesso umanitario, per verificare se in passato abbia commesso nel Paese d’origine altri atti di pedofilia, come rappresentato in questi giorni da alcuni esponenti della comunità pakistana.