PHOTO
Tra i protagonisti della convulsa giornata di ieri che ha portato al varo in Consiglio dei Ministri della riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, c’è sicuramente Forza Italia, che ha fatto slittare l’inizio della riunione in virtù di una richiesta non banale: poter vagliare con attenzione gli emendamenti del Governo. «Abbiamo chiesto il rinvio del Cdm in modo da avere più tempo per leggere tutte le carte arrivate stamattina ( ieri, ndr). Poi abbiamo messo a verbale i nostri punti. Ma si tratta di un testo base, non definitivo», ha spiegato il coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani, in una conferenza convocata nel pomeriggio.
Ieri mattina, ministri e parlamentari forzisti sono stati in riunione permanente nella sede del partito in piazza San Lorenzo in Lucina: collegato anche Silvio Berlusconi per confrontarsi sulle richieste di modifica al testo. «Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti - ha proseguito Tajani abbiamo dato un contributo determinante a un vero cambio epocale nella magistratura del nostro Paese. Un segnale che permetterà alla magistratura di essere più indipendente e che rafforza la separazione dei poteri». Si riferisce in particolare al tema più discusso e divisivo di questi ultimi giorni di trattativa politica: «Abbiamo messo fine al sistema delle porte girevoli tra politica e magistratura. Finisce l’epoca della commistione tra giudici e politica», ha assicurato il numero due azzurro. E ha precisato: «Questa norma chiude una stagione buia e ne apre una positiva, che dà autorevolezza alla nostra magistratura. L’Italia ha sofferto a lungo per la presenza troppo politicizzata di alcuni magistrati».
«Nelle ultime ore - ha poi continuato il capogruppo in commissione Giustizia Pierantonio Zanettin - si era sparsa la notizia che il testo prevedesse una deroga per i magistrati - politici non eletti: ministri, assessori, sottosegretari. Noi abbiamo fatto valere fin dalle prime indiscrezioni il nostro modo di vedere, che era quello appunto di non ammettere deroghe, e in effetti il testo approvato dal Consiglio dei ministri prevede una parificazione assoluta tra magistrati- politici eletti e non eletti». Un altro punto importante sottolineato in conferenza stampa riguarda il ruolo che avranno gli avvocati, che per la prima volta parteciperanno al giudizio sulla promozione dei magistrati, una battaglia condotta per anni dal Cnf. Se è vero che nella riforma Cartabia, è stata accolta la proposta tecnica del Partito democratico di spersonalizzare il voto dell’avvocato nel Consiglio giudiziario, in quanto diventerà portatore di un parere del Coa, è altresì vero al risultato ha contribuito anche il pressing di Forza Italia. Altro tema di grande rilievo, sottolineato da Zanettin, è «la separazione delle funzioni tra magistratura requirente e giudicante. Il testo Bonafede, riconfermato dal maxiemendamento Cartabia, prevede che il cambio di funzione da magistrato a giudice e viceversa possa essere fatto due volte, noi vogliamo che sia fatto una volta sola nei primi cinque anni di carriera. Abbiamo avuto delle rassicurazioni dal governo, quindi confidiamo che anche questo possa diventare legge». Si tratta di un risultato che, se effettivamente raggiunto, vanificherebbe uno dei 6 quesiti del referendum giustizia promosso da Partito radicale e Lega, sempre che la Corte Costituzionale lo ammetta al termine della discussione del prossimo martedì.
Dall’altra parte rappresenta un primo importante approdo, considerato che «per fare la riforma costituzionale della separazione delle carriere auspicata dall’Unione delle Camere penali - ha ammesso Zanettin - occorre una maggioranza che al momento non c’è». Certo, su un elemento per qualcuno decisivo come la legge elettorale del Csm, Forza Italia è scontenta: «Ci sono degli aspetti critici», e «di ritorno al passato. Ci riserviamo di presentare degli emendamenti proponendo il sistema del sorteggio temperato, storicamente parte del nostro bagaglio culturale, che consente di attenuare il peso delle correnti», ha concluso Zanettin. Sulla questione di metodo, Forza Italia ha rivendicato il fatto che «il risultato politico importante è che il ruolo del Parlamento tornerà centrale per la riforma del Csm e della magistratura. Draghi ha detto che non porrà mai la fiducia. Queste riforme non si fanno a colpi di fiducia ma attraverso un confronto sereno e corretto all’interno del Parlamento», ha terminato Tajani.
Alla nostra domanda sui criteri delle valutazioni professionali dei magistrati, Zanettin ci ha risposto che «vengono introdotti elementi nuovi, non solo il ruolo degli avvocati ma anche gli esiti. Uno degli argomenti che abbiamo infatti trattato con la ministra Cartabia è stata la possibilità di inserire nei criteri il grado di resistibilità dei provvedimenti».