Da diverse settimane che chiede una visita medica per una ernia inguinale (già da tempo a rischio strozzatura), ma alla richiesta di visita un agente penitenziario gli avrebbe risposto che “sarebbe stato portato in ospedale solo in caso di emorragia”. Ma è uno dei tanti inspiegabili dinieghi che il detenuto starebbe subendo nel carcere di Montacuto, nelle Marche, dove è attualmente recluso. La questione, però, diventa più inquietante perché parliamo di Mattia Palloni, uno dei cinque detenuti che hanno sottoscritto l’esposto in procura per i fatti di Modena: i pestaggi dopo la rivolta e in particolare la morte di Salvatore Piscitelli, avvenuta nel carcere di Ascoli Piceno dove era stato tradotto nonostante le sue condizioni fisiche. I cinque non parteciparono attivamente alla rivolta Ricordiamo che i cinque detenuti del carcere di Modena, oltre a essere vittime di pestaggi nonostante si fossero consegnati senza nemmeno aver partecipato attivamente alla rivolta di marzo, hanno testimoniato di aver visto caricare «detenuti in palese stato di alterazione psicofisica dovuta a un presumibile abuso di farmaci, a colpi di manganellate al volto e al corpo, morti successivamente a causa delle lesioni e dei traumi subiti, ma le cui morti sono state attribuite dai mezzi di informazione all’abuso di metadone». Segnalazione dell’Associazione Yairaiha Onlus a al Dap e alla neo ministra Cartabia I familiari di Mattia Palloni, che hanno appreso da lui stesso queste presunte vessazioni, sono preoccupatissimi ed è l’Associazione Yairaiha Onlus a farsene carico inviando una segnalazione al Dap e alla neo ministra della Giustizia Marta Cartabia, la quale si ritroverà – tra le innumerevoli criticità del sistema penitenziario lasciate in sospeso dal guardasigilli precedente – a occuparsi anche del dossier delle rivolte di marzo e le 13 relative vittime, per le quali c’è stata una minimizzazione dell’accaduto, nonostante le numerose testimonianze che sono pervenute da diverse carceri, teatro di presunti pestaggi. Ritorniamo alle presunte vessazioni che uno dei testimoni dei fatti di Modena starebbe subendo. Com’è stato detto ci sarebbe stato il mancato accertamento medico per un’ernia inguinale a rischio strozzatura. Ma non solo. Mattia Palloni ha riferito alla sorella che gli vengono negati la consegna di un pacco (che è stato inizialmente rifiutato dal personale del carcere, costringendo i familiari a sostenere nuovamente le spese di spedizione, e successivamente trattenuto) e la disponibilità dei soldi spediti dai familiari. Il detenuto fa sapere che ha evitato di replicare ai dinieghi dell'agente per evitare sanzioni disciplinari, ma ha messo a conoscenza di queste vessazioni i propri familiari perché impaurito da possibili ritorsioni. «Vale la pena ricordare –sottolinea nella missiva l’associazione Yairaiha Onlus - che il signor Palloni è uno dei 5 firmatari dell'esposto presentato in Procura per i fatti di Modena e per la morte di Salvatore Piscitelli oltre che compagno di camera, cella n. 52, presso la cc di Ascoli Piceno e che ha assistito, impotente - nonostante le numerose richieste di aiuto, alla morte del suo compagno, avvenuta la mattina del 9 marzo 2020».Altro fatto riferito è che ci sarebbe stato il rifiuto della consegna del numero di protocollo di una istanza presentata da Mattia tramite ufficio matricola. «Anche questo appare insolito – osserva Yairaiha - e fuori dal regolamento penitenziario. I familiari, e noi, siamo estremamente preoccupati per i fatti narrati dal sig. Mattia Palloni e per i toni che sarebbero stati usati dal personale di Polizia penitenziaria a fronte di richieste semplici e legittime”. Per questo l’associazione invita le autorità a voler verificare quanto rappresentato e a voler predisporre “le giuste misure di tutela della salute e dei diritti del sig. Mattia Palloni e per la sua incolumità che, attualmente, appaiono sensibilmente compromessi».