I minorenni immigrati arrivati in Italia o in Grecia che decidono di proseguire il viaggio attraverso vie legali spesso si trovano bloccati in transito per mesi o anche anni, e questo potrebbe esporre i bambini a un grave rischio di abusi, mentre cercano mezzi per pagarsi il viaggio verso Nord.

È questa una delle conclusioni giunte da uno studio effettuato dall’Unicef e Reach ( gruppo congiunto di due Ong) sull’immigrazione minorile in Italia e Grecia. Due Paesi messi a confronto e con alcune problematiche comuni. Secondo questo studio, i minorenni migranti che giungono in Europa provenienti dall’Africa prendono la decisione di lasciare casa di propria iniziativa, e non necessariamente con l’intenzione di raggiungere l’Europa.

Per la maggior parte di essi, sono i traumi e gli abusi sistematici a cui hanno assistito o che hanno subito durante la permanenza in Libia a portarli alla fuga verso l’Europa e a spingerli a intraprendere la rischiosa traversata del Mediterraneo Centrale. Il 75% dei minorenni rifugiati e migranti intervistati in Italia dall’indagine prendono la decisione di mettersi in viaggio da soli. Dei 12.239 minorenni arrivati in Italia nei primi sei mesi di quest’anno, addirittura il 93% ha viaggiato da solo. Per questi ragazzi, il viaggio può richiedere due anni o più. Una delle motivazioni principali fornite riguardo alla fuga dal pae- se di origine è la violenza domestica, ma anche le privazioni e i conflitti.

Il matrimonio infantile è stato indicato come la motivazione principale da un quinto delle minorenni intervistate. Il viaggio dei minorenni verso l’Europa è stato spesso frammentato e la loro destinazione mutata lungo la strada. «Ciò che colpisce maggiormente di questo studio - commenta Afshan Khan, Direttore Unicef per l’Europa e l’Asia centrale - è che esso mostra per la prima volta che le ragioni che spingono i minorenni a lasciare le loro case sono più complesse rispetto a quelle identificate in precedenza, e che i fattori di attrazione che li portano verso l’Europa sono minori di quanto previsto» . Sempre secondo lo studio dell’Unicef e le due ong, sia in Italia che in Grecia è stato riscontrato un elevato rischio di incorrere in abusi per i minorenni, in quanto spesso non comprendono perché le procedure siano così lunghe e si affidano dunque a mezzi irregolari per raggiungere i loro obiettivi.

I minorenni in Italia abbandonano le strutture d’accoglienza e spesso finiscono a vivere in punti d’incontro informali con un accesso limitato a un rifugio ed esposti a rischio di sfruttamento. In Grecia, i rischi per la protezione e gli abusi, fra cui lo sfruttamento sessuale, sembrano avvenire sia all’interno di centri d’accoglienza aperti sia fuori dai rifugi nelle aree urbane. Dalle interviste condotte nelle due principali porte d’Europa – Italia e Grecia – su un campione di 850 minori fra i 15 e i 17 anni, emerge – all’unanimità – che «il tempo trascorso in Libia è stata la parte più traumatizzante del loro viaggio via terra». Circa la metà di lo- ro ( 47%) ha dichiarato di essere stato rapito a scopo di estorsione in Libia, mentre il 23% ha dichiarato di essere stato arrestato arbitrariamente e trattenuto in prigione senza accuse.

La maggioranza proviene da diversi paesi dell’Africa subsahariana, ma alcuni da posti lontani come il Bangladesh. Significative le differenze tra i minori arrivati in Italia e in Grecia. Quelli accolti nel nostro Paese sono in maggioranza maschi, non accompagnati, tra i 16 e i 17 anni. I minorenni in Grecia hanno tendenzialmente preso la decisione di migrare con le famiglie arrivando insieme ( il 91% dei minorenni intervistati) e sono in egual misura ragazzi e ragazze e di tutte le fasce d’età. Per molti bambini, la possibilità di proseguire il loro percorso formativo è uno dei motivi principali del viaggio verso l’Europa.

Ma, una volta arrivati in Italia e in Grecia, per avere accesso all’istruzione i bambini affrontano diverse sfide, che coinvolgono sia quelli che vogliono rimanere in Italia e in Grecia a lungo termine sia quelli che vorrebbero continuare il loro viaggio. «Per i minorenni che vogliono rimanere in Italia o in Grecia, l’accesso limitato all’istruzione comporta difficoltà a integrarsi nella società. Per i minorenni che vogliono proseguire il viaggio, la possibilità di andare a scuola è importante sia per portare una quotidianità nelle loro vite, sia per assicurare che non venga sottratto tempo alla loro istruzione mentre aspettano di proseguire il viaggio attraverso vie legali» .