Il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha emesso un severo giudizio sulle azioni intraprese dall’Italia per dare attuazione alla sentenza Darboe e Camara contro l'Italia ( ricorso n. 5797/ 17, Case of Darboe an Camara v. Italy), datata 21 luglio 2022. La sentenza della Corte Europa di Strasburgo ha rilevato la violazione dell'articolo 8 ( diritto al rispetto della vita privata e familiare), dell'articolo 3 ( proibizione dei trattamenti inumani o degradanti) e dell'articolo 13 ( diritto alla tutela giurisdizionale effettiva) della Convenzione europea a causa del trattamento riservato ai minori stranieri non accompagnati.

Nel recente documento, il Comitato ha esaminato lo stato di attuazione della sentenza, evidenziando dubbi sulle misure generali richieste e non attuate. Ha ribadito che il gruppo di casi in questione riguarda la mancata osservanza da parte delle autorità italiane delle salvaguardie minime del dovuto processo nei procedimenti di valutazione dell'età condotti nei confronti dei migranti minori non accompagnati. Questa mancanza di aderenza coinvolge anche il collocamento e le condizioni del soggiorno di tali minori nelle strutture di accoglienza per adulti, oltre all'inefficacia o all'indisponibilità dei ricorsi interni.

Nel dettaglio delle decisioni prese, il Comitato ha evidenziato che per quanto riguarda le misure individuali, non è richiesta alcuna ulteriore azione nei confronti dei richiedenti diventati maggiorenni al momento della sentenza della Corte europea. Tuttavia, ha sollecitato le autorità italiane a pagare senza ulteriori ritardi l'indennizzo accordato al signor Diakitè per il danno non patrimoniale e per le spese legali, mantenendo il Comitato debitamente informato su questo processo.

Passando alle misure generali, il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha preso atto delle informazioni riguardanti la riforma del 2017 del quadro normativo sulla valutazione dell'età nel contesto della migrazione, ritenuta conforme agli standard internazionali più elevati. Tuttavia, ha espresso preoccupazione per la legislazione emanata nell'ottobre 2023, che sembra aver notevolmente ridotto le garanzie relative alla procedura di valutazione dell'età, nonché per la capacità insufficiente delle autorità italiane nell'accogliere i minori non accompagnati in strutture dedicate.

Il Comitato ha sottolineato con fermezza l'obbligo delle autorità italiane di attenersi alla sentenza della Corte, incluso il divieto assoluto di trattamenti inumani o degradanti, che non ammette deroghe, nemmeno in situazioni di emergenza. In particolare, ha manifestato profonda preoccupazione per la legislazione del 2023 che ha permesso il collocamento dei migranti non accompagnati di età superiore ai 16 anni in strutture per adulti. Infine, il Comitato ha richiesto alle autorità italiane di fornire informazioni dettagliate sulle misure aggiuntive adottate e previste per affrontare le criticità emerse, inclusa la disponibilità di vie legali per i minori non accompagnati che desiderano lamentarsi delle loro condizioni di accoglienza e ottenere riparazione della loro situazione individuale. Il monitoraggio continuerà con una prossima valutazione prevista in uno dei prossimi incontri sui diritti umani nel 2025.

La legge del 2023, criticata dal Comitato del Consiglio d’Europa, è frutto dell’ennesimo decreto legge adottato con urgenza che comprime diversi diritti e garanzie, in particolare con gli art. 5 e 6 verso i minori con più di 16 anni, ossia il 70,2% di tutti i minori non accompagnati secondo i dati resi noti da Openpolis. Tale provvedimento, infatti, prevede che i minori possano essere trattenuti nei centri di accoglienza per adulti e procedure sommarie e invasive nell’accertamento dell’età, di fatto un primo tentativo per smantellare la Legge n. 47 del 2017, la cosiddetta “Legge Zampa”. Diverse associazioni impegnate nella tutela dei minori non accompagnati hanno sottolineato che chiunque abbia meno di 18 anni “ha diritto a vivere e ad essere protetto e accolto come tale, difeso dai rischi di abusi, sostenuto nel proprio sviluppo. Senza condizioni e senza distinzioni”. Ora anche il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha stigmatizzato tale legge.