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Zecche nelle celle detentive ed escrementi di topi e piccioni nei posti di lavoro della polizia penitenziaria. È la fotografia attuale del carcere genovese di Marassi dove si aggiunge anche il grave problema del sovraffollamento, 701 detenuti su 541 posti disponibili. "Non ho commenti da aggiungere ? denuncia Fabio Pagani, segretario del sindacato della polizia penitenziaria Uilpa ? se non auspicare che le competenti autorità sanitarie ed amministrative facciano piena luce sull'accaduto e decidano di individuare eventuali responsabilità. Per tanto il minimo che possiamo attenderci dopo questa pubblica denuncia è che tali episodi non abbiano più a ripetersi". Prosegue sempre il sindacalista: "Sarà anche vero, come è ben noto, che il sistema penitenziario italiano è oberato da una serie di criticità che ne minano l'efficienza, ed è certo che l'impegno del ministro della Giustizia, dell'Amministrazione penitenziaria e del sindacato sta contribuendo a riportare nei parametri richiesti dalla Cedu la situazione della vivibilità penitenziaria. Ma, come da tempo ripetiamo, molto, ma proprio molto, occorre ancora fare per stimolare molti dirigenti periferici a gestire con oculatezza, responsabilità e competenza anche le minime questioni per cui non serve essere ne grandi giuristi ne impeccabili manager". Pagani infine conclude: "Quello che abbiamo documentato a Genova Marassi è scandaloso ed è testimonianza di una superficialità che va immediatamente corretta".Il carcere Marassi presenta anche altri problemi non dissimili agli altri istituti penitenziari. Oltre alla mancanza del garante dei detenuti, tra i 701 detenuti ci sono decine di ristretti effetti da patologie psichiatriche, sieropositivi, disabili e senza fissa dimora. Un vero e proprio "carcere-lazzaretto", contenitore di soggetti che dovrebbero essere altrove.A proposito di detenuti psichiatrici, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, che si celebra in tutto il mondo lunedì 10 ottobre, gli esperti lanciano l'allarme sulla gestione dei disturbi mentali nelle carceri italiane e indicano la strada per permettere ai detenuti di avere le stesse opportunità di cura e di assistenza di cui godono i pazienti al di fuori dei penitenziari. Per questo motivo è stato lanciato il progetto "Insieme - La salute mentale in carcere": l'iniziativa è promossa dalla Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria, dalla Società Italiana di Psichiatria e dalla Società Italiana di Psichiatria delle Dipendenze. Il progetto individua così un nuovo percorso diagnostico terapeutico assistenziale, si propone di integrare le diverse figure professionali che lavorano all'interno delle prigioni e di assicurare una continuità terapeutica-assistenziale anche dopo la scarcerazione. Il panorama delle malattie mentali nelle carceri italiane è molto variegato, con una prevalenza nettamente più alta rispetto a quella che si registra nella popolazione generale. Se fuori dal carcere, ad esempio, i disturbi psicotici si riscontrano nell'1% delle persone, dietro le sbarre la percentuale sale al 4%. Più alti sono anche i numeri della depressione: nei detenuti la prevalenza si attesta intorno al 10% contro il 2-4% della popolazione generale. Inoltre più della metà dei reclusi, il 65%, convive con un disturbo della personalità, una percentuale dalle 6 alle 13 volte superiore rispetto a quella che si riscontra normalmente (5-10%). Al disagio mentale, infine, si sommano spesso i disturbi da sostanze stupefacenti, che tra i detenuti hanno una frequenza 12 volte maggiore rispetto a quella della popolazione generale (48% contro 4%). L'isolamento e la mancanza di contatti verso l'esterno possono favorire la comparsa o l'aggravarsi delle malattie mentali, finendo per alimentare il "circolo vizioso della sofferenza psichica".