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«Farò ampliare numero delle strutture a custodia attenuata per le madri, i cosiddetti “Icam”, prevedendone almeno una per regione», così spiega il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in risposta a Luciana Littizzetto dopo il suo appello domenica scorsa, durante la trasmissione Che tempo che fa, dopo la tragedia di Rebibbia. Lo stesso guardasigilli, però, spiega, che è consapevole del fatto che il problema non sono i posti disponibili visto che «attualmente - sottolinea il ministro siamo circa a meta della capienza potenziale di queste strutture». Diverse certamente sono le problematiche da individuare, però è la mancata riforma che va ad implementare le misure alternative. La parte della riforma riguardante le mamme detenute, in realtà, era già stata scartata dal governo e sostituita con l’organizzazione della vita detentiva interna al carcere.
L’altro ieri la commissione giustizia del Senato ha approvato, con pareri, lo schema di decreto principale riguardante la riforma dell’ordinamento penitenziario. Come già riferito da Il Dubbio, l’esame si era già concluso nella commissione della Camera e all’appello mancava quella dell’altro ramo del parlamento. Detto, fatto. Ora lo schema principale, assieme a quello riguardante l’ordinamento penitenziario minorile e giustizia riparativa ( quest’ultima bocciata dalle commissioni), saranno sul tavolo del Consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva. Ma le detenute con prole? Non c’è traccia nel testo, perché il governo stesso – esattamente il 3 agosto scorso – ha approvato in via preliminare il comma 85, lettere a), d), i), l), m), o), r), t) e u), modificandolo sostanzialmente rispetto a quello licenziato lo scorso 16 marzo dal gover- no precedente. In sostanza il Consiglio dei ministri ha cancellato tutti quei passaggi relativi alle misure alternative e al loro possibile accesso. Ed è lì che, in origine, era anche contemplato l’accesso alle misure alternative per quanto riguarda le detenute con prole. In commissione, quindi, non è vero che la maggioranza ha votato contro: ma al contrario, c’è stato il parere favorevole al decreto completamente riscritto. Semplicemente quella parte che valorizzava l’alternativa al carcere per le detenute con bambini non c’è più. A meno che, visto che siamo ormai oltre la delega, il governo decida di esercitarne una nuova con tutto l’iter previsto.
Il testo licenziato dal governo Gentiloni conteneva, appunto, vari passaggi dedicati alla modifica in tema di detenzione domiciliare e gran parte erano dedicati alle detenute con figli. Andiamo direttamente all’articolo 15 del decreto relativo alla modifica in tema di detenzione domiciliare e specificatamente al passaggio riguardante le mamme. Prendeva in esame l’articolo 47- quinquies che corrisponde, appunto, alla detenzione domiciliare. La modifica interveniva sia su questo articolo che sull’istituto della detenzione domiciliare speciale, appositamente per rispondere al criterio di “assicurare la tutela del rapporto tra detenute e figli minori”. In tal senso, con le modifiche, si è estesa la previsione di applicazione della detenzione domiciliare alle detenute che abbiano figli in situazione di grave disabilità e non possono essere ammesse al regime della detenzione domiciliare generale per carenza dei requisiti soggettivi e/ o oggettivi di applicazione delia citata misura. Poi, con un’altra modifica, si ridisegnava la misura della detenzione domiciliare speciale con la possibilità per le detenute madri di prole di età inferiore a sei anni, di scontare la pena presso gli Istituti a Custodia Attenuata per Detenute Madri ( Icam), salvo che sussistano particolari esigenze di sicurezza. Oltre a ciò, si rendeva più fruibile l’accesso alla detenzione domiciliare attraverso le case famiglia protette. Altra modifica sostanziale era il 4 bis per quanto la detenzione domiciliare per chi ha figli minori di 10 anni. Punto che fu molto contestato dall’attuale procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho. Per il procuratore «non sono madri ' normali' ma mafiose o terroriste, ovvero ' soggetti pericolosi'». C’è da precisare che il 4bis non comprende solo reati legati alla mafia, ma con il tempo ha incluso diversi reati. Anche per questo la riforma prevedeva una modifica sostanziale del 4bis per farla ritornare nella sua forma originale. Tutto questo nel testo riscritto dall’attuale governo non c’è. Anzi, tranne il differimento di esecuzione per donne incinta o con bimbi sotto un anno, l’articolo del decreto originario viene sostituito con la vita detentiva: le mamme devono stare in carcere con i figli, ma dignitosamente. Quindi le commissioni parlamentare, ribadiamo, hanno approvato – con pareri – l’intero decreto completamente svuotato del corpo principale dedicato alle pene alternative. Detenute madri incluse.