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Diritti violati nell’hotspot di Taranto nei confronti dei minori non accompagnati e la Corte europea è chiamata ad occuparsene per giudicare l’Italia. La struttura, in pratica, si sarebbe trasformata in una sorta di prigione nei confronti di 14 minori stranieri. I giovani migranti, provenienti da Bangladesh, Gambia, Mali, Senegal, Ghana e Costa d’Avorio, sarebbero stati trattenuti per alcune settimane all’interno della struttura senza poter uscire o contattare qualcuno, né telefonicamente, né via web. Se la storia venisse confermata, ciò prefigurerebbe una grave violazione dei diritti umani. Negli hotspot gli immigrati devono restare per un massimo di 48 ore, il tempo di essere identificati e foto segnalati. Almeno così prevede la normativa italiana che regola il trattenimento amministrativo dei richiedenti protezione internazionale, che la identifica alla stregua di qualsiasi altra misura di polizia limitativa della libertà personale. La questione è giunta davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo grazie al ricorso di Dario Belluccio, avvocato del foro di Bari e componente del direttivo nazionale dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione ( Asgi). Al governo italiano viene contestata la violazione di diversi articoli della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, oltre che quella dell’articolo 13 della Costituzione italiana. Questo prevede che la libertà personale possa essere limitata solo su ordine di un giudice o, in casi eccezionali e qualora ciò sia previsto dalla legge, dalle autorità di pubblica sicurezza con successivo avallo della autorità giudi- ziaria competente. In pratica, la contestazione riguarda nello specifico il trattenimento di minori nell’hotspot di Taranto in modo illegale e ingiustificato, ma anche in condizioni materiali inumane e degradanti, in relazione alla loro condizione di minorenni appena giunti in un paese straniero.
Gli immigrati minori non accompagnati non dovrebbero, per legge, essere rinchiusi negli hotspots. Parliamo di minori che si trovano in Italia privi di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per loro legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano.
Si applicano per loro le norme previste in generale dalla legge italiana in materia di assistenza e protezione dei minori e, tra le altre, le norme riguardanti: il collocamento in luogo sicuro del minore che si trovi in stato di abbandono; la competenza in materia di assistenza dei minori stranieri, attribuita, come per i minori italiani, all’Ente Locale ( in genere il Comune), l’affidamento del minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo a una famiglia o a una comunità. L’affidamento può essere disposto dal Tribunale per i minorenni ( affidamento giudiziale) oppure, nel caso in cui ci sia il consenso dei genitori o del tutore, dai servizi sociali e reso esecutivo dal Giudice Tutelare ( affidamento consensuale). La legge non prevede che per procedere all’affidamento si debba attendere la decisione del Comitato per i minori stranieri sulla permanenza del minore in Italia. E quindi perché ci sono minori non accompagnati rinchiusi, per un periodo lunghissimo, negli hotspots?