All’unanimità la Giunta esecutiva centrale dell’Anm ha deciso di prendere posizione sul “caso Aschettino”. E lo ha fatto giovedì sera con un comunicato dai toni risoluti: “La Giunta prende atto delle notizie di stampa apparse negli ultimi giorni sulla vicenda riguardante un componente del Csm, notizie in base alle quali sarebbe indagato per simulazione di reato; prende atto, inoltre, della comunicazione del vicepresidente dell’organo di governo autonomo e della dichiarazione del consigliere chiamato in causa Lucio Aschettino. Nel premettere che le notizie, se false, ledono gravemente la reputazione del magistrato e dell’ordine giudiziario e, se vere, costituiscono fatto penalmente rilevante, oltre che violazione del codice etico dell’Anm e discredito per la categoria, la Giunta chiede che sia fatta chiarezza sull’intera vicenda, anche attraverso gli organi statutari, al fine di evitare che venga offuscata l’immagine dell’intera magistratura”.La vicenda, degna di una novella del Boccaccio aggiornata ai tempi della banda larga, per chi non avesse letto le cronache degli ultimi giorni, riguarda un magistrato membro del Csm che, con il cellulare di servizio, avrebbe scritto via whatsapp un messaggio all’amante inviandolo per errore alla moglie. Per tentare di placare la furia della consorte tradita, il giudice si sarebbe inventato la storia che gli era stato rubato il telefonino. E, nel tentativo di dimostrare di essere estraneo al fatto, avrebbe presentato pure una denuncia affermando di aver subito un furto. Ma, visto che il diavolo notoriamente fa le pentole ma non i coperchi, gli accertamenti sulle celle telefoniche hanno appurato che il cellulare sarebbe però sempre rimasto nella disponibilità del consigliere togato e mai oggetto di un furto.La storia pruriginosa è stata tirata fuori la scorsa settimana dal celebre cronista di giudiziaria milanese Frank Cimini che, con la collega Manuela D’Alessandro, cura il seguitissimo blog giustiziami. it. All’inizio i giornali su carta hanno per lo più trascurato il caso, ma l’episodio è diventato comunque di pubblico dominio. Ovviamente fra tutti i magistrati d’Italia che hanno cominciato a interrogarsi su chi fosse il loro collega fedifrago. Intervistato dal Dubbio, Cimini ha confermato il fatto storico, specificando che si trattava di un potente presidente di commissione. A dire chi fosse ci hanno pensato, poi, i suoi colleghi. Cominciando dal giudice Clementina Forleo con un post su facebook. Il nome di Lucio Aschettino, l’attuale presidente della quinta commissione, quella che nomina i vertici degli uffici giudiziari, è cosi diventato di pubblico dominio.Il vicepresidente Giovanni Legnini - con una nota destinata solo ai consiglieri del Csm ma poi divulgata all’esterno dalle stesse toghe sotto forma di comunicato stampa - ha tentato di ricomporre la questione. La vicenda, si legge, “ha suscitato apprensione e disagio”. Allo stato “non risulta pendente alcun procedimento penale”.Ed ecco, dopo giorni di silenzio, arrivare la smentita a firma del diretto interessato. Lucio Aschettino, ormai sulla bocca di tutti, minacciando querele fornisce una versione diversa dell’accaduto: “Su un mio esposto riguardante un accesso abusivo al mio cellulare, si è innestato un totale rovesciamento della realtà con l’effetto di rappresentarmi come accusato di un grave reato. Non sono mai stato indagato o archiviato”.I ben informati descrivono il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo molto irritato per quanto sta accadendo. Come normalmente succede in situazioni del genere, saranno le correnti a porre la parola fine su questo tormentone. La Giunta unitaria dell’Anm, prima di mettere all’ordine del giorno della prossima riunione del Comitato direttivo centrale prevista per la metà di luglio “l’affaire Aschettino”, dovrà valutare bene quali potrebbero essere le conseguenze se il presidente della quinta commissione fosse costretto, ad esempio, alle dimissioni. Considerando il fatto che gli subentrerebbe Francesco D’Alessandro, Unicost. A chi potrebbe convenire la parità che si creerebbe fra il numero di consiglieri in quota Unicost e quelli in quota Area che adesso sono uno in più? Con le centinaia di nomine dei capi degli uffici da effettuare nei prossimi mesi? La soluzione del “caso Aschettino” è tutta qui.