Il sistema elettorale per la scelta dei togati del Consiglio superiore della magistratura proposto nella riforma del governo «oltre a non risolvere il problema del condizionamento delle correnti nell’individuazione dei consiglieri eletti, rischia di aggravare la situazione emersa con l’applicazione di quello attualmente in vigore, marginalizzando, fino quasi ad eliminare, la possibilità di essere eletti in Consiglio per candidati indipendenti o rappresentativi dei gruppi minori». A rilevarlo è l’Associazione nazionale magistrati in un documento approvato a maggioranza dal comitato direttivo centrale. Il sistema «produrrà una polarizzazione del consenso verso i due schieramenti maggioritari», sottolinea l’Anm e «l’obiettivo politico dichiarato dal riformatore sarà dunque necessariamente e chiaramente tradito, consegnando il Consiglio, quanto meno per la parte togata, in prevalenza ai due gruppi principali». Nell’insieme «il sistema concretamente proposto, pur presentando alcuni elementi di novità apprezzabili e in linea con quanto auspicato sia dalla stragrande maggioranza dei magistrati nella recente consultazione per via telematica che dallo stesso comitato direttivo centrale a maggioranza, ovvero la predilezione di un sistema proporzionale, nel suo complesso presta il fianco a molte critiche ed è caratterizzato da una contraddizione di fondo», si legge nel documento, che fa riferimento al risultato del referendum indetto dall’Anm tra i suoi iscritti sul sorteggio e sulla preferenza per il sistema elettorale, maggioritario o proporzionale. «Si tratta - ricorda l’Anm - di un sistema spiccatamente maggioritario (per i ¾), con un correttivo proporzionale minimo che finisce per assegnare, ai possibili eletti membri di gruppi minoritari, quasi esclusivamente una sorta di diritto di tribuna». Poi, nella proposta del governo «il sorteggio è previsto per integrare il numero di candidati ove esso non raggiunga il numero minimo previsto. In relazione alla previsione del diritto per i soli candidati sorteggiati ad astenersi dal lavoro giudiziario e a ricevere il trattamento di missione per recarsi in uffici diversi da quello proprio: se è vero che il candidato sorteggiato non ha scelto, appunto, di candidarsi (anche se potrebbe comunque dichiarare la propria indisponibilità, preventiva o successiva), la norma finisce per configurare una disparità di trattamento a danno dei candidati spontanei, per i quali non valgono le previsioni appena menzionate». Il "parlamentino" dell’Anm ribadisce infine «come sia illusorio pensare che l’intervento sul sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura possa, di per sé solo, offrire una soluzione alle criticità emerse con quella che è stata definita "degenerazione correntizia", come dimostrato dal fatto che numerose volte (ben 7) è stato modificato il sistema elettorale, senza che nessun meccanismo sia stato in grado di risolvere il problema».