La fase 2 per la giustizia si apre con un«enorme confusione» in tutta Italia: «Siamo molto preoccupati, si stanno confermando le nostre peggiori previsioni». Così il presidente dellUnione delle Camere penali Gian Domenico Caiazza, in unintervista allAGI, traccia un primo bilancio dellavvio della nuova fase di emergenza sanitaria negli uffici giudiziari, che ha preso il via dal 12 maggio, data di fine "lockdown" per lattività in Tribunali e Corti. Pochi, afferma il leader dei penalisti, «gli esempi virtuosi»che si sono registrati finora: «Sostanzialmente assistiamo al rinvio del 90% dei processi», racconta, spiegando che le 131 Camere penali territoriali hanno già avviato un monitoraggio«con il quale tra 15 giorni riusciremo a fare il punto della situazione». Insomma, secondo Caiazza, si assiste a una«tendenza a non ripartire, che troviamo largamente ingiustificata perchè ci sarebbero tutte le condizioni per una ripresa graduale».Uno dei problemi, evidenziato dagli avvocati penalisti in una lettera inviata negli scorsi giorni a Palazzo dei Marescialli e in via Arenula, è quello, ricorda il presidente dellUcpi, della «totale disomogeneità» dei programmi organizzativi messia punto dai capi degli uffici giudiziari italiani: «Dal Csm ci è giunto un buon segnale, con la riunione prevista per la prossima settimana con tutti i presidenti delle Corti dappello», osserva Caiazza, sottolineando, invece, che «dal ministero non cè stata al momento alcuna reazione». La disomogeneità dellorganizzazione, inoltre, si fa sentire allinterno anche dei singoli uffici: «A Roma, ad esempio, è stata emanata una circolare organizzativa sensata, che invita a iniziare i processi, con la clausola, però, di valutazione del giudice. Quindi ci sono rinvii anche a febbraio 2021, e nessuno,su questo, può andare a dire nulla al giudice».E mentre «nessuno sa nulla» sulla dotazione di mascherine,dispositivi di protezione e sanificazione nei Tribunali, aggiunge il presidente dellUnione delle Camere penali, altro grande nodò è lo «smartworking-caricatura» per il personale di cancelleria, per il quale è fatto «divieto di accedere in intranet da casa» e ciò si ripercuote anche sulle udienze da remotò, sulle quali i penalisti hanno sempre espresso la loro netta contrarietà: «I magistrati che in concreto sonodisponibili a organizzarle sono molto pochi - sottolinea Caiazza- non ci sono mezzi nè personale». «Questa fase 2 - ha spiegato ancora Caiazza  sembra partire per tutti ma non per la giurisdizione, vediamo processi che erano fissati già a maggio o giugno rinviati in alcuni casi a febbraio 2021. Ci chiediamop erché la giurisdizione esige una protezione diversa? È molto facile immaginare che nei nostri tribunali ci siano condizioni per ricominciare nelle aule con sicurezza per tutti noi, per tutti noi,per la salute del giudice, del pubblico ministero, invece vediamo una lentezza straordinaria di questa ripresa, una disomogeneità di criteri che vengono adottati nei vari fori e spesso circolari organizzative che non sembrano recepite dagli stessi giudici». Lo ha detto GianDomenico Caiazza, presidente dellUnione Camere Penali nel corso del programma Coffee Break, in onda su La 7. Sullipotesi di una tentazionè di rendere telematico anche il processo penale, Caiazza risponde: «Lidea di mettere il processo penale su una piattaforma da conversazione poteva venire solo in questo Paese. Cè stato questo tentativo, parzialmente rientrato perché è intervenuto un secondo decreto legge, però non vorremmo ora -avverte il presidente dellUcp - che questa lentezza nella ripresa fosse un pò un modo per dire o si fa da remoto il processo o non si ricomincia a lavorare. Chiediamo perché non stiamo riprendendo con la gradualità necessaria, perché mi sono arrivati rinvii di processi con un imputato, prima udienza al 21 febbraio 2021 a Roma, in una città che ieri ha contato 11 contagi?». «La situazione dellavvocatura ora è straordinariamente delicata, il lavoro fermo è fermo se non per alcuni processi con detenuti - conclude Caiazza - siamo liberi professionisti, viviamo del nostro lavoro. Sono stati sospesi tutti i termini, anche del deposito dei provvedimenti, delle motivazioni delle sentenze. Noi troviamo singolare anche lo smart working del personale di cancelleria, un finto smart working considerato che i cancellieri non possono collegarsi allintranet della giustizia da casa. Rimbocchiamoci lemaniche. Ci sono esempi virtuosi come il presidente del Tribunale di Milano, dal cuore della pandemia, ha detto di cominciare a fissare i rinvii di 15 giorni in 15 giorni perché poi vediamo se la situazione si è modificata».