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«In carcere si continua a morire nel sostanziale disinteresse della politica maggioritaria. Sono 65 i deceduti nel corso dell'anno, di cui almeno 27 per suicidio. Anche un appartenente al Corpo di polizia penitenziaria si è tolto la vita in questo 2023. La tragica morte del ristretto di Terni, riporta pesantemente alla ribalta il gravissimo problema della non gestione dei detenuti affetti da patologie psichiatriche da parte del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e del servizio sanitario». Lo dichiara Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria.
«Da quanto apprendiamo, infatti, il detenuto che ha perso la vita ieri sera in una cella del carcere del capoluogo umbro era affetto da disturbi mentali, di difficilissima gestione, e proprio per questo era stato allocato nel reparto accoglienza. Sistemazione, tuttavia, che come quasi sempre accade non poteva supplire alle mancate cure specifiche, riversando sugli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, oltre che su lui stesso, tutto il peso dell'inefficienza del sistema. È evidente a tutti che dopo la chiusura, sacrosanta, degli ospedali psichiatrici giudiziari la riforma sia rimasta monca e consegni i malati di mente a gironi infernali ancora peggiori - denuncia De Fazio - Nondimeno, negli stessi gironi danteschi finiscono le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria che non sono formati né giuridicamente deputati per la loro gestione sanitaria. Peraltro, proprio gli affetti da disturbi psichici sono la causa di moltissimi disordini e aggressioni nei confronti degli operatori nelle carceri».
«Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, si emancipi da declamazioni di principio e dichiarazioni di facciata utili forse per qualche editoriale giornalistico, ma del tutto inefficaci per la risoluzione dei problemi. Intervenga tangibilmente, invece - chiede il segretario Uilpa Pp - promuovendo in seno al governo Meloni un decreto carceri che, prendendo atto della perdurante emergenza e con procedure d'urgenza, realizzi condizioni minime di sicurezza e, parallelamente, metta in campo un progetto di riforme per la reingegnerizzazione complessiva del sistema d'esecuzione penale e, in particolare, di quello inframurario».