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La si può considerare una tregua. Il "no" dell'Anm alla riforma del processo penale finisce tra parentesi, e il sindacato dei giudici concede al governo un'apertura di credito su due questioni a questo punto prioritarie: estensione a tutti i magistrati di un reinnalzamento a 72 anni dell'età pensionabile e ritorno a 3 anni della permanenza minima nella prima sede per le toghe appena entrate in ruolo. Sono i due punti che spostano il direttivo dell'Associazione magistrati, riunitosi ieri nella consueta saletta presso la Cassazione, verso un atteggiamento decisamente più dialogante con l'esecutivo.Fino a poche settimane fa le critiche dei giudici erano arrivate a paralizzare il cammino della riforma penale a Palazzo Madama. Lo stesso Renzi aveva deciso di congelare la fiducia sul ddl per evitare il conflitto aperto con l'Anm. Ma è lo stesso presidente Davigo ad ammettere davanti al suo "parlamentino" che «la disponibilità» da parte del governo, «c'è stata: ora attendiamo che si traduca in atti concreti». Secondo l'ex pm di Mani pulite «non possiamo abbassare la guardia», ma può essere sicuramente accantonata la linea dura. Certo, l'assemblea ha ribadito la richiesta sulla riforma del processo: eliminare la norma sull'avocazione obbligatoria da parte della Procura generale qualora il pm non decida, entro 3 mesi dalla chiusura delle indagini, se chiedere o no il rinvio a giudizio. Non è stata avanzata, come pure aveva invitato a fare il ministro Orlando, una soluzione "alternativa" per dare tempi più serrati alla fase preliminare.In ogni caso nell'incontro a Palazzo Chigi di lunedì scorso il presidente del Consiglio e il guardasigilli avevano fatto cadere il tabù delle soglie per il congedo: la chiusura a ogni modifica sul decreto Cassazione era sembrata fino a quel momento invalicabile, e invece il vertice a Palazzo Chigi ha riaperto la partita. «Noi siamo per il limite a 72 anni per tutti i magistrati in via transitoria fino a che non verrà coperto l'intero l'organico», ha ribadito nella riunione di ieri il segretario dell'Anm Francesco Minisci. Su questa linea in effetti lo stesso premier ha mostrato ampia condivisione. Ed ha offerto a Davigo e alla sua giunta assicurazioni di massima sull'inserimento del limite transitorio a 72 anni nel milleproroghe se non addirittura in Finanziaria. «Ora aspettiamo le risposte affinché quello che è stato detto non resti lettera morta», ha spiegato Minisci al Comitato direttivo centrale. Ha anche ammesso che «non tutto dipende dal governo: senza mettere in discussione la buona fede dei nostri interlocutori, le decisioni dovranno essere condivise dalle Camere». La tregua è provvisoria: resta la distanza sulla norma che rende obbligatorie le avocazioni, ma il direttivo dell'Anm dovrebbe riunirsi il 18 novembre, e per quella data, se non altro, difficilmente la riforma del processo penale avrà ricominciato a inviare segnali di vita da Palazzo Madama.