Nella serata di ieri, la prima commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha aperto una pratica di trasferimento per incompatibilità ambientale e/o funzionale nei confronti del pubblico ministero della procura di Milano, Fabio De Pasquale, titolare delle indagini su Eni, la vicenda giudiziaria legata a doppio filo alle dichiarazioni fatte dall’avvocato Piero Amara sulla cosiddetta “Loggia Ungheria”. Il magistrato, che ha perso il processo in primo grado, rischia di dover lasciare il capoluogo lombardo o le sue funzioni di procuratore aggiunto. A ciò ci si è arrivati dopo che la prima commissione ha audito i colleghi di De Pasquale che, secondo quanto ricostruito, non avrebbe depositato le prove favorevoli agli imputati, poi tutti assolti, nel processo sulla presunta tangente nigeriana. Il caso, tuttavia, è molto più ampio. Dalla rivelazioni di Amara infatti sono scaturiti vari procedimenti penali che riguardano altri magistrati della procura di Milano, a cominciare dal procuratore capo, Francesco Greco, fino al pm Paolo Storari e all’ex consigliere togato del Csm, Piercamillo Davigo. Posizioni legate tra loro, tutte riconducibili ai verbali resi da Amara proprio davanti alla procura di Milano. Si attende dunque la decisione della prima commissione su Fabio De Pasquale.