«La Costituzione italiana vi affida una vocazione particolare, che è un dono e un compito perché la giustizia è amministrata in nome del popolo. Il popolo chiede giustizia e la giustizia ha bisogno di verità, di fiducia, di lealtà e di purezza di intenti». A dirlo è stato il Papa ricevendo in udienza i membri del Csm. Bergoglio ha ricordato che «ascoltare ancora oggi il grido di chi non ha voce e subisce uningiustizia vi aiuta a trasformare il potere ricevuto dallOrdinamento in servizio a favore della dignità della persona umana e del bene comune». E avverte che «nessuna riforma politica della giustizia può cambiare la vita di chi la amministra, se prima non si sceglie davanti alla propria coscienza per chi, come e perché fare giustizia. Così insegnava Santa Caterina da Siena, quando sosteneva che per riformare occorre prima riformare sé stessi». Francesco ha ricordato poi che «la cultura della giustizia riparativa è lunico e vero antidoto alla vendetta e alloblio, perché guarda alla ricomposizione dei legami spezzati e permette la bonifica della terra sporcata dal sangue del fratello». E ha citato il Vangelo di Giovanni: «Ci insegna a potare i rami secchi senza però amputare lalbero della giustizia, per contrastare così le lotte di potere, i clientelismi, le varie forme di corruzione, la negligenza e le ingiuste posizioni di rendita. Il perché amministrare ci rimanda invece al significato della virtù della giustizia, che per voi diventa un abito interiore: non un vestito da cambiare o un ruolo da conquistare, ma il senso stesso della vostra identità personale e sociale». Per la Bibbia «saper rendere giustizia» è il fine di chi vuole governare con sapienza, mentre «il discernimento è la condizione per distinguere il bene dal male». «Quando si alleano i grandi poteri per auto-conservarsi, il giusto paga per tutti», ha messo in guardia il Papa. «Il processo a Gesù è emblematico: il popolo chiede di condannare il giusto e di liberare il malfattore. Pilato si domanda: Ma che cosa ha fatto di male costui?, poi però si lava le mani», osserva il Papa. «Sono la credibilità della testimonianza, lamore per la giustizia, lautorevolezza, lindipendenza dagli altri poteri costituiti e un leale pluralismo di posizioni gli antidoti per non far prevalere le influenze politiche, le inefficienze e le varie disonestà. Governare la magistratura secondo virtù - ha sottolineato - significa ritornare a essere presidio e sintesi alta dellesercizio a cui siete chiamati». Quindi ha citato il Beato Rosario Livatino, «il primo magistrato Beato nella storia della Chiesa, vi sia di aiuto e di conforto. Nella dialettica tra rigore e coerenza da un lato, e umanità dallaltro, Livatino aveva delineato la sua idea di servizio nella magistratura pensando a donne e uomini capaci di camminare con la storia e nella società, allinterno della quale non soltanto i giudici, ma tutti gli agenti del patto sociale sono chiamati a svolgere la propria opera secondo giustizia». Quindi, il monito finale: «La giustizia deve sempre accompagnare la ricerca della pace, la quale presuppone verità e libertà. Non si spenga in voi il senso di giustizia nutrito dalla solidarietà nei confronti di coloro che sono le vittime dellingiustizia, e nutrito dal desiderio di vedere realizzarsi un regno di giustizia e di pace».