«Per giustificare il trasferimento d’ufficio di un magistrato deve esserci stata da parte sua la perdita di piena indipendenza e imparzialità rispetto al servizio di amministrazione della giustizia reso alla collettività», afferma il professore milanese Alessio Lanzi, membro laico del Consiglio superiore della magistratura in quota Forza Italia.

«Semplici “dissapori” o “scontri” all’interno degli uffici di appartenenza non possono legittimare il suo trasferimento di sede per incompatibilità ambientale o funzionale», precisa, quindi, Lanzi.

La puntualizzazione del professore di diritto penale dell’Università di Milano Bicocca arriva in un momento molto particolare a Palazzo dei Marescialli.

Al Csm, infatti, è in corso la valutazione delle celeberrime chat di Luca Palamara. I numerosi messaggini che l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati scambiava quotidianamente con decine e decine di colleghi vennero acquisiti alla fine di maggio del 2019, dopo che la Procura di Perugia avere sottoposto a sequestro il suo cellulare nell’ambito di una indagine per corruzione. Il materiale venne poi inviato, circa un anno fa, al Csm e alla Procura generale per le rispettive attività di competenza.

A differenza della Procura generale della Cassazione che, con la nota circolare firmata dal pg Giovanni Salvi, ha escluso profili disciplinari per i magistrati che si “auto sponsorizzavano” per un incarico o una nomina con Palamara, al Csm non esistono “linee guida” altrettanto chiare e puntuali. Anzi, non ci sono proprio ed ogni chat fa storia a sé.

Abbondantemente pubblicate sui giornali in questi mesi, le chat sono state distribuite a tutte le Commissioni del Csm. L’assenza di linee guida ha già scatenato discussioni accese quando si è trattato di esaminarle nell’ambito, ad esempio, di un conferimento di un incarico o di una valutazione di professionalità. Comunque, ricevuto il materiale da parte della Procura di Perugia, in Prima commissione, competente per le incompatibilità ambientali, sono state aperte al momento circa cento pratiche.

L’enorme massa di documenti ha determinato difficoltà di carattere operativo, con la conseguenza che nessun magistrato che chattava con Palamara è stato oggetto, ad oggi, di trasferimento. Lanzi, sul punto, ha però messo le mani avanti stoppando una corrente di pensiero all'interno del Csm secondo cui «se non si sono realizzati illeciti penali o disciplinari vi si potrebbe fare pur sempre ricorso per stigmatizzare un comportamento comunque scorretto».

Il dibattito riguarda proprio il tema dell’incompatibilità ambientale che determina un risultato sostanzialmente “para sanzionatorio” per il magistrato: il trasferimento di sede. Sulle tempistiche di definizione dei procedimenti, Lanzi ha fatto votare un paletto “garantista”: l’esame della pratica deve concludersi al massimo in un anno dall’inizio della discussione. E questo per evitare la spada di Damocle sulla testa del magistrato per un periodo indefinito.

Tornando, invece, a Palamara, in tour in questi giorni per la presentazione del suo libro- intervista scritto con Alessandro Sallusti, l’ex presidente dell’Anm ha fatto sapere di essere pronto per una audizione in Prima commissione.

Audizione non affatto scontata. Il regolamento del Consiglio prevede che le audizioni debbano essere richieste da uno dei componenti della Commissione e poi approvate a maggioranza. Non è sufficiente, dunque, una semplice richiesta di voler essere auditi. Ad oggi in Commissione nessuno ha chiesto di ascoltare Palamara. La prima pratica in tema di chat che dovrebbe chiudersi riguarda quella del procuratore di Reggio Emilia Marco Mescolini. Il voto, da indiscrezioni, è previsto a breve.