di Francesco D'Errico (presidente Extrema Ratio)
Il 29 novembre 2018, a
Bologna, prendeva vita
Extrema Ratio, una realtà nata con lo scopo di promuovere una concezione di diritto penale liberale, costituzionale e minimo. In questo breve ma intenso triennio, attraverso la realizzazione di decine di incontri e un’incessante attività di informazione online, l’associazione ha diffuso i principi del garantismo con un duplice approccio; tanto da un punto di vista tecnico e culturale,
valorizzando la necessità di un solida conoscenza teorica e giuridica, quanto da una prospettiva politica e sociale, non sottraendosi mai al confronto con l’attualità e con la quotidianità del “sistema giustizia”, a sottolineare l’importanza dell’aspetto divulgativo nel proprio impegno. Non è stata casuale, in questo senso, la scelta del titolo del primo congresso dell’associazione, che si terrà questo 28 novembre a Bologna: “Le ragioni del garantismo nell’epoca del populismo penale”. Extrema Ratio, infatti, è ben consapevole di muoversi in una società convinta di poter combattere ogni ingiustizia o male sociale con la sanzione penale. Resiste e troneggia, oggi, un contesto di “perenne emergenza”,
in cui l’utilizzo della punizione e del carcere viene presentato alla comunità come l'unica soluzione possibile a priori: il risultato è una dimensione di populismo penale praticato e sostenuto dalla quasi totalità degli schieramenti politici, seppur con specifiche peculiarità e con le dovute, anche se rare, meritevoli eccezioni. Per questo, il cosiddetto
“diritto terribile” conosce un’espansione senza precedenti. Il diritto penale, invece, dovrebbe rappresentare l’extrema ratio; non un “rischio sociale”, né un farmaco di facile prescrizione, bensì uno strumento da utilizzare in maniera proporzionale alle esigenze di tutela e da applicare in modo sempre rispettoso dei diritti fondamentali di chi ne è colpito. La Carta Costituzionale, in tal senso, dovrebbe costituire contemporaneamente il fondamento e il limite del diritto penale, presentandosi al tempo stesso come il faro e l’argine dello
ius puniendi. Solo così, intendendo il diritto penale come “
Magna Charta del reo”, si potrebbe dare piena ed effettiva tutela alle garanzie individuali: coltivandone un utilizzo residuale, nella consapevolezza che si tratta di una “risorsa scarsa”, dalle pessime proprietà 2terapeutiche2 e dall’alta capacità distruttiva, e sperando che, in un giorno non troppo lontano, si possa dar vita a qualcosa di meglio del diritto penale stesso.
Questi saranno i temi centrali del congresso, una giornata da vivere non solo come fondamentale momento di bilancio e di confronto interno sul prossimo triennio, ma anche come un’occasione per poter rilanciare pubblicamente quelle istanze garantiste che troppo spesso vengono sopraffatte dal chiassoso trambusto del populismo penale contemporaneo. [caption id="attachment_365429" align="alignnone" width="275"]
Nicolò Zanon[/caption] Ciò sarà possibile, in particolare, grazie alla partecipazione straordinaria di due ospiti di elevatissimo profilo, quali il giudice costituzionale
Nicolò Zanon e il professor
Vittorio Manes, che interverranno attraverso un dialogo a due voci che avrà a oggetto alcuni dei pilastri del diritto penale liberale e costituzionale: dal diritto di difesa alla presunzione d’innocenza, passando per il principio di legalità e i suoi corollari, per arrivare al tema del giusto processo. Se è vero, d’altronde, come sostenne
Montesquieu, che “è dalla bontà delle leggi penali che dipende principalmente la libertà del cittadino”, allora una seria riflessione sul tema della giustizia, che non sia ostaggio delle strumentalizzazioni e dalle mistificazioni che quotidianamente caratterizzano il dibattito, è il primo necessario passo verso una democrazia più matura. [caption id="attachment_317576" align="alignnone" width="300"]
Vittorio Manes[/caption] Una democrazia in grado di non affidare più al diritto penale compiti che non gli sono propri e che trovi nuovamente la forza di rimettere al
Parlamento, e non ai tribunali, la risoluzione mediata degli interessi, delle contrapposizioni e dei conflitti che si producono in ogni società viva, libera e dinamica. In definitiva,
al di là di chi rappresenterà il nuovo Consiglio Direttivo dell’associazione,
Extrema Ratio si muoverà sicuramente verso tale orizzonte, conscia dei propri limiti, ma anche certa dell’importanza e dell’irrinunciabilità delle proprie battaglie, con la speranza e l’obiettivo che da minoritarie esse possano presto divenire patrimonio comune di tutta la comunità e di chi la rappresenta.