«Lo vogliamo dire, il nome di questo gip di Rimini?». Questo ha detto Maurizio Costanzo, nel suo “Show”, di cui era ospite la giovane di Rimini sfregiata dall’ex fidanzato, Gessica Notaro. La donna non ha risposto, e il nome del magistrato è stato fatto dal conduttore.

Il dialogo in studio, infatti, ha riguardato anche il rigetto, da parte del giudice, della richiesta avanzata dalla Procura di applicare la misura cautelare in carcere nei confronti dell’aggressore, Edson Tavares, dopo la prima deuncia per stalking. Il gip Vinicio Cantarini invece dispose il solo divieto di avvicinamento alla vittima: qualche mese dopo il provvedimento Tavares aggredì appunto la sua ex compagna con l’acido, sfregiandole il viso.

«Il processo mediatico ora tocca anche il magistrato. Quello andato in onda al Maurizio Costanzo Show è un episodio di gogna mediatica nei confronti di un singolo giudice, che mina però all’indipendenza e all’autonomia di tutta la magistratura», ha esordito la presidente dell’Ordine degli avvocati di Rimini, Giovanna Ollà, in una dura presa di posizione condivisa anche dalla Camera penale riminese. «Massima solidarietà a Gessica Notaro per il dramma che sta ancora soffrendo. Però quello andato in onda è un attacco fondato sulla non conoscenza degli atti né del quadro indiziario esaminato dal gip, il quale ha assunto una decisione pienamente nelle sue prerogative. Durante la trasmissione, invece, la ricostruzione ha denotato scarsa conoscenza delle norme giuridiche del processo penale», ha aggiunto Ollà. Secondo la presidente degli avvocati, infatti, «non si poteva chiedere un’opera di divinazione a quel giudice». Ricostruendo l’iter processuale, la richiesta, negata, di misura cautelare in carcere era stata presentata al gip mesi prima prima dell’aggressione con l’acido ( e dunque con altri elementi indiziari a carico dell’indagato): la misura non custodiale disposta dal magistrato, il divieto di avvicinamento, non risultava essere stata mai violata in tre mesi e nessuna ulteriore segnalazione era sopravvenuta, nemmeno da parte di Gessica Notaro.

Una stigmatizzazione, quella dell’avvocatura, condivisa anche dalla sottosezione di Rimini dell’Associazione nazionale magistrati, che in una nota ha aggiunto: «Ancora una volta si è assistito a una inaccettabile interferenza nella giurisdizione, operata, a procedimento ancora in corso, con il dileggio e l’offesa rivolti ad un singolo giudice e con una ricostruzione dei fatti assolutamente parziale. I processi ‘ mediatici’ sono nemici delle garanzie dei colpevoli, degli innocenti e delle stesse vittime». Durante la trasmissione è stato anche contattato telefonicamente il ministro della Giustizia Andrea Orlando, a cui lo stesso Costanzo ha chiesto di aprire un’inchiesta sulla vicenda. Il guardasigilli ha spiegato di non poter entrare nel merito della vicenda processuale, ma ha invitato Gessica Notaro a un incontro. «Le risposte del ministro sono state misurate e lui per primo condanna da sempre il processo mediatico. Non è pensabile, però, che un magistrato debba temere le iniziative di un conduttore televisivo», ha aggiunto Ollà. Un processo mediatico, dunque, che non tocca più solo le vittime e i colpevoli, ma ora anche i giudici.