«Non possiamo aspettare i tempi della giustizia! Subito la riforma della giustizia». Questo il titolo del convegno organizzato ieri dal Partito radicale a Roma, e moderato dal direttore di Radio Radicale Alessio Falconio. La frase chiave è quella pronunciata dal premier Conte subito dopo il crollo del ponte di Genova. Una espressione che ha impensierito Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Consulta, a cui è stata affidata la relazione introduttiva: «Stiamo vivendo in tempi di disapplicazione della Costituzione. Per capire come attuare la riforma della giustizia bisogna verificare se le proposte del contratto di governo Lega– Movimento cinquestelle rispecchino i fondamenti della giustizia stessa previsti nella nostra Carta. Non mi sembra che il programma risolva o accolga molte indicazioni costituzionali in tema di giustizia. Quello che non condivido sono l’espressione ‘ rapidità ed efficienza’, la riforma della legittima difesa finalizzata, credo, alla tutela della sicurezza al di sopra di ogni altra cosa, la mancata riforma dell’ordinamento penitenziario, il silenzio sulle misure alternative e sui suicidi dei detenuti, e poi la risposta al sovraffollamento attraverso la futura costruzione di nuove carceri».

È intervenuto poi Giulio Maria Terzi, già ministro degli Esteri: «Marco Pannella denunciava da decenni il problema dell’inattuazione della Costituzione. Con il Global Committee for the Rule of Law, il 20 giugno a Ginevra abbiamo coinvolto ulteriormente gli organismi più interessati delle Nazioni Unite in sostegno dello Stato di diritto e della democrazia liberale in tutto il mondo». Poi è iniziata la tavola rotonda, alla quale sono intervenuti parlamentari di vari schieramenti ma tutti iscritti anche al Partito radicale: primo a prendere la parola è stato Giuseppe Basini, deputato della Lega: «Non so che politica farà il governo in materia di giustizia, difficile mettere insieme chi è garantista come me e chi è sulla scia di Marco Travaglio». Per Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia, «sentire un primo ministro che pronuncia quella frase evoca immagini di forca, di gogna mediatica. La mancata riforma della giustizia è uno dei più grandi fallimenti della Seconda Repubblica. E non c’è da sperare per il futuro sentendo quello che dichiarano ogni giorno i ministri di questo governo». Luigi Vitali, senatore di Forza Italia: «La dichiarazione di Conte fa il paio con quella di Davigo, anima della idea di riforma di giustizia dei cinquestelle per cui non vi sono innocenti ma colpevoli che non sono stati scoperti. C’è da preoccuparsi moltissimo. Mi auguro che in questo esecutivo l’anima garantista della Lega possa quantomeno mitigare o migliorare questa forma di giustizialismo”. Roberto Rampi, senatore del Pd: «Dobbiamo combattere il sovraffollamento nelle carceri, nelle quali troppi magistrati e politici non sono mai entrati. Il problema è culturale, soprattutto quando si parla di depenalizzazione. Mandare in galera qualcuno dovrebbe essere una estrema ratio”. Le conclusioni sono state affidate a Rita Bernardini, della presidenza del Partito radicale: «Siamo molto impegnati sulle 8 proposte di legge di iniziativa popolare contro il regime, nonostante noi come partito continuiamo a essere censurati dall’informazione. In questo Paese non si è mai voluto fare un dibattito sulla riforma della giustizia. A breve comunque porteremo in Puglia la nostra carovana per la giustizia». Sono intervenuti anche Elisabetta Rampelli, presidente dell’Unione italiana forense, e l’avvocato radicale Giuseppe Rossodivita, che ha ricordato che «per Marco Pannella il Parlamento non avrebbe mai potuto fare nulla sulla giustizia perché sarebbe sempre stato piegato ai desideri della magistratura».