«Evitare il rischio emulazione che in carcere è altissimo, garantire un presidio sanitario 24 ore su 24 nella sezione femminile del carcere, attivare immediatamente punti di ascolto per i detenuti vulnerabili con psicologi dedicati, incrementare il personale all’interno delle sezioni e attuare tutte le linee guida della circolare in materia di prevenzione dei suicidi delle persone detenute». Sono le misure da attuare tempestivamente secondo i garanti dei diritti delle persone private della libertà personale di Torino Monica Gallo e del Piemonte Bruno Mellano, che questa mattina hanno visitato la casa circondariale “Lorusso e Cutugno” insieme al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, e alla vicesindaca della Città di Torino, Michela Favaro. «Una situazione critica quella del Lorusso e Cutugno - spiegano - che i garanti denunciano da tempo segnalando, tra l’altro, il numero troppo elevato di circuiti penitenziari, il degrado strutturale, la carenza di personale e la inadeguatezza delle due camere di pernottamento destinati al monitoraggio delle donne detenute con patologie comportamentali gravi e monitorate prevalentemente dalle agenti della sezione femminile».

Sulla vicenda interviene anche Irene Testa, Garante regionale delle persone private della libertà personale della Sardegna e tesoriera del Partito Radicale. «Il caso della detenuta nigeriana morta a Torino – ha dichiarato – a seguito di uno sciopero della fame e della sete riguarda tutti. È una vicenda disumana che grida vergogna. Da anni e quotidianamente denunciamo l’abbandono in cui sono lasciatele nostre galere. Gli operatori carcerari, i garanti sono spesso disarmati davanti a situazioni estreme. I nostri appelli andrebbero raccolti prima che accadano le tragedie». Per la garante Testa invece «spesso le numerose segnalazioni che avanziamo come garanti vengono ignorate. Anche quelle rivolte a lei caro Ministro non trovano udienza. È inutile nominare i garanti dei detenuti se poi non gli vengono forniti gli strumenti per operare. Questa vicenda non può cadere nel vuoto perché è solo la punta dell’iceberg di un sistema malato e spesso crudele. Il ministro Carlo Nordio venga in Sardegna e visiti le carceri di tutta Italia. Sono molti i detenuti che si trovano tra la vita e la morte».