Il mantenimento dei legami affettivi per chi è recluso in carcere è una questione fondamentale, tanto da essere stata inserita nei decreti attuativi della riforma dell’ordinamento penitenziario. Decreti, però disattesi dallo scorso governo gialloverde. Ora però, grazie a un disegno di legge a firma del senatore Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo del Pd, sottoscritto dalla senatrice Alessandra Riccardi ( M5S), e dai senatori Giuseppe Cucca ( Iv) e Pietro Grasso ( Leu), si fa concreta la speranza che tale proposta possa essere nuovamente presa in considerazione. L’iter per la discussione ancora non è partito ed è in fase di assegnazione, però potrebbe avere un riscontro positivo visto che la proposta viene dai partiti che formano l’attuale governo. Si tratta di modificare l'articolo 39 del regolamento recante norme sull'ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230, in materia di corrispondenza telefonica delle persone detenute.

«Qualche mese fa con altri parlamentari - spiega il senatore Mirabelli - siamo stati invitati ad un incontro a San Vittore con le persone detenute del reparto chiamato “La Nave”, amministrato dall'azienda sociosanitaria territoriale degli ospedali San Carlo e San Paolo. Abbiamo per due ore ascoltato richieste e testimonianze sulla condizione carceraria.

Ci hanno raccontato dell'assurdità di un regolamento penitenziario che consente ai detenuti solo una telefonata a settimana senza alcuna registrazione, giustamente solo verso pochi numeri autorizzati. Non ci sono ragioni, con questi limiti, per non consentire la possibilità di avere più contatti con le famiglie per salutare i figli o avere notizie dei genitori. Per questo abbiamo presentato un disegno di legge per consentire ai detenuti comuni di poter telefonare ai propri affetti una volta al giorno».

Se la legge dovesse essere approvata, rivoluzionerebbe non di poco la questione dell’affettività. Attualmente, nelle carceri italiane, un detenuto può fare una telefonata di dieci minuti a settimana. Molto poche, tanto che è la causa principale del traffico di cellulari che avvengono nelle carceri. Iniziativa accolta con favore dal garante regionale dei detenuti e coordinatore dei garanti locali Stefano Anastasìa. «Ottima iniziativa legislativa dei senatori Mirabelli, Riccardi, Cucca e Grasso per incrementare la corrispondenza telefonica dei detenuti – commenta Anastasìa -, in linea con quanto indicato dagli Stati generali dell’esecuzione penale e nell’ambito della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà». Anastasìa sottolinea: «Con 20 minuti di telefonate al giorno, invece di 10’ alla settimana, magari finisce l’assurdo dispendio di energie che costringe la polizia penitenziaria a dar la caccia ai telefonini nascosti dai detenuti e – conclude- certamente si riduce il senso di abbandono e di isolamento di tanti detenuti: come diceva una vecchia réclame, una telefonata allunga la vita! Se son rose, fioriranno!».