Patti chiari amicizia lunga? Macché: per la maggioranza gialloverde non funziona così. Quanto meno non sul ddl Spazzacorrotti, all’esame della Camera e teatro di un clamoroso capitombolo dell’area di governo. Nel pieno di una seduta vissuta sul filo della suspence, con gli scrutini segreti che riducono il vantaggio di Lega e M5s da oltre cento voti a una ventina scarsa, arriva il patatrac su una modifica proposta dal fuoriuscito ex pentastellato Catello Vitiello, ora al misto.

Punisce quei casi di abuso d’ufficio che sconfinano nel peculato, e in particolare l’uso improprio dei fondi destinati ai gruppi nelle assemblee degli enti locali. Anche per tali casi, il minimo edittale previsto dall’articolo 323 del codice penale è oggi di un anno. L’emendamento Vitiello lo innalza a due anni.

Ma tecnicamente la modifica «depotenzia» il reato di peculato. Passa con 284 voti contro 239, nonostante il parere contrario dell’esecutivo. E a questo punto rischia di andare per aria l’intero armistizio siglato tra Lega e cinquestelle sull’Anticorruzione. Anche perché secondo le opposizioni la norma così riformulata avvantaggerebbe soprattutto gli amministratori del Carroccio alle prese con le varie rimborsopoli.

Prima che inizi la corrida del voto sugli emendamenti, la Lega si era accordata coi cinquestelle per mettere il ddl Spazza corrotti su un percorso agevolato: via tutti le modifiche proposte dai salviniani. Spariscono sia le proposte di modifica sulla prescrizione, sia quelle relative alla trasparenza dei partiti. Ma tra i leghisti l’ordine di scuderia regge a fatica. Sono i voti segreti, accolti dal presidente Fico, a far emergere le increspature.

Se il primo scrutinio fa registrare la bellezza di 115 voti di differenza tra favorevoli e contrari, quando si arriva alle proposte di modifica sulla prescrizione Montecitorio è attraversata da un brivido: l’emendamento che stralcerebbe completamente la prescrizione dall’articolato riduce il distacco tra maggioranza e opposizione ad appena 21 voti: 256 a 235.

Segno tangibile del malessere covato tra le file leghiste per lo stop all’estinzione dei reati.

Preambolo di quanto potrebbe avvenire di qui a qualche mese, quando sarà il Senato a occuparsi di processo penale, con una commissione Giustizia che a Palazzo Madama è guidata da un salviniano, Ostellari.

Difficile che nel secondo round il Carroccio esibisca un nuovo disarmo, più probabile che pretenda il via libera finale alla “riforma mirata” del codice prima che entri in vigore lo stop alla prescrizione.