Contro il terrorismo serve «la fermezza di quarant’anni fa». Il ministro della Giustizia Andrea Orlando rompe uno schema e lo fa con uno sguardo al passato. Agli anni in cui «alla strategia della tensione il Paese diede una risposta di grande maturità: quella sfida fu vinta senza sacrificare le garanzie costituzionali dello Stato di diritto». Sembrerebbe un passaggio concettuale inevitabile. E invece il guardasigilli introduce una chiave di lettura sulla posizione del governo italiano che in realtà è nuova e anche simbolicamente “pesante”. L’intervento di Orlando arriva non a caso durante la cerimonia di intitolazione a Vittorio Occorsio della Bibilioteca della Procura generale presso la Corte d’Appello di Roma. Occorsio, il magistrato ucciso appunto quarant’anni fa dal terrorismo nero, è una delle più immediate immagini dell’Italia che affrontò il terrorismo politico con disponibilità al sacrificio. Alla cerimonia interviene anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella, e con lui, oltre al ministro della Giustizia, il presidente del Senato Pietro Grasso e il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. La coincidenza dell’evento con i tragici fatti di Nizza è, questa sì, un caso. Ma la scelta comunicativa di Orlando non era evidentemente scontata: quel passaggio sulla «fermezza» è la scelta di una figura del governo attenta alla tradizione di sinistra del Pd, e dunque al valore culturale e identitario che il richiamo agli anni di piombo può avere. «I tragici fatti di questi giorni, l’insensatezza delle stragi, con il terribile carico di vittime fra persone del innocenti e in festa, dimostrano purtroppo che non possiamo lasciare che appartengano solo al passato le risorse politiche e morali necessarie per sconfiggere il terrorismo», dice il ministro. È necessario dimostrare, aggiunge, che la fermezza degli anni Settanta «è la stessa che ci accompagna oggi» e che «abbiamo la convinzione e la forza necessarie per nutrirla anche in futuro». La risposta netta contro chi «eccita sentimenti di paura e di odio» è una scelta da governo di centrosinistra che vuol presidiare il campo altrimenti occupato, con la retorica della paura, dalla destra. L’intervento del guardasigilli acquisisce valore proprio in funzione del rapporto con le opposizioni. L’esempio dei grandi partiti popolari, Dc e Pci, che negli anni Settanta usarono lo stesso linguaggio contro il partito armato, sarebbe la chiave per superare il populismo, di destra o grillino che sia.Segnali che arrivano in una giornata in cui il governo riunisce nel vertice di Palazzo Chigi anche i capigruppo di opposizione. Alla riunione decide di non partecipare la Lega, cioè uno dei partiti più inclini a quel linguaggio della paura su immigrati e islam che il discorso di Orlando punta a disinnescare. Nel corso della riunione il ministro dell’Interno Alfano riferisce dell’attività svolta dal Comitato per l’analisi strategica antiterrorismo, delle oltre 250 segnalazioni valutate. L’Italia è un Paese senza rischi specifici «ma resta alta l’attenzione», dice il capo del Viminale. Vigilanza che deve essere attuata sul piano investigativo ma anche in termini di conoscenza scientifica dei fenomeni. Lo conferma l’annuncio, fatto sempre da Alfano, di una «commissione nazionale indipendente, formata da tecnici ed esperti, per studiare il fenomeno della radicalizzazione dell’Islam». E tra gli studi chiesti dal ministro dell’Interno ce ne sarà uno finalizzato a «individuare le iniziative possibili rispetto alla italianizzazione delle moschee».Proprio questo passaggio conferma la visione proposta dal guardasigilli: il governo si muove in una direzione opposta rispetto a quella islamofobica proposta da alcune opposizioni, a cominciare proprio dalla Lega. Che ribadisce il concetto per voce del presidente della Lombardia Roberto Maroni: «Rendere la vita impossibile a chi vuole ammazzarci». Significa il probabile inasprimento della legge regionale sui luoghi di culto: «Faremo così la nostra parte», dice il governatore leghista. Che dimostra ancora una volta la distanza, almeno sul piano comunicativo, tra la destra e il governo.