Valorizzazione e semplificazione: sono queste le parole chiave dell’incontro di giovedì tra l’avvocatura e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, uno dei tanti lungo il difficile percorso verso la ripresa - «non oltre differibile» - delle udienze il 12 maggio. Parole d’ordine che il Cnf ha messo sul piatto, come punti cardine della trattativa, in relazione a tutte le procedure alternative alla giurisdizione, assieme ad un protocollo il più possibile unitario - al netto delle specificità dei riti e dei territori - per la giurisdizione, «salvaguardando sempre il bilanciamento degli interessi ovvero la tutela della salute di tutti gli operatori di giustizia e il diritto di difesa».

«Il preannunciato implemento degli strumenti telematici – ha sottolineato la presidente del Cnf, Maria Masi – e l'utilizzo della pec anche nei procedimenti penali, per il deposito di atti e documenti da remoto, sarà molto utile e funzionale ma è necessario semplificare anche l'invio e il deposito degli accordi di negoziazione e dei provvedimenti, allargare e ripensare la negoziazione assistita in materia di lavoro, in materia di famiglia estendendola alle famiglie di fatto, semplificare e adottare, ove possibile, tutte le procedure alternative alla giurisdizione. In quest'ottica il Consiglio ha adottato la recente delibera di adesione alla giustizia complementare». Un manifesto che offre l’opportunità di una soluzione tempestiva e conveniente per entrambe le parti della lite, situazione indispensabile in una fase d’emergenza come quella attuale.

Le maggiori preoccupazioni del Cnf - presente all’incontro assieme all’Anm e alle altre componenti dell’avvocatura - riguarda le udienze da remoto per i procedimenti urgenti e non rinviabili, «tenuto conto che l'urgenza e la natura stessa di tantissimi procedimenti ( non solo quelli penali) ne esigerà la trattazione». Da qui l’esigenza di un metodo comune a magistratura e avvocatura, nonché al personale amministrativo, per individuare le fasi dei giudizi per le quali è possibile una trattazione scritta, quelli per i quali è necessaria una trattazione e una discussione da remoto e quelli che, invece, necessitano la presenza fisica in aula per non mettere a rischio le garanzie di difesa, ferma restando l’esigenza di tutela della salute e una calendarizzazione “eccezionale” giustificata dall’emergenza. Ma si tratterà - ha assicurato Bonafede - di misure limitate al periodo di crisi, da attuare con una norma il più possibile omogenea per tutto il territorio, nonostante la consapevolezza che per le zone “rosse” l’udienza da remoto potrebbe essere, fino al 30 giugno, l’unica soluzione possibile in grado di soddisfare le esigenze di giustizia e garantire la tutela della salute. Che passa, però, anche da una precondizione fondamentale, ovvero la sanificazione - ma anche la tenuta strutturale - dei Tribunali, i cui ambienti, allo stato attuale, non garantiscono il rispetto delle misure di sicurezza adottate dal governo. Gli ambienti così come chiesto dall’avvocatura a Barbara Fabbrini, capo Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria - dovranno dunque essere dotati di tutti gli strumenti previsti per garantire la salvaguardia della salute e, se possibile, anche di test sierologici a cui sottoporre gli operatori. «Il comune denominatore – ha concluso Masi – deve essere il bilanciamento degli interessi costituzionalmente garantiti, soprattutto quando sono coinvolti i soggetti più fragili e vulnerabili come i minori, disabili, anziani detenuti», per i quali il Cnf ha interpellato gli organi preposti attraverso un pacchetto di misure dedicate.

Ma l’interlocuzione, ancora lunga - e per la quale Bonafede, da parte sua, ha chiesto la collaborazione di tutti gli attori della Giustizia riguarda anche altre questioni, a partire dalla liquidazione delle parcelle, sulle quali pesano l’impossibilità, da parte dei cancellieri, di accedere ai sistemi da remoto e la carenza di fondi.