Arriverà presto in Aula al Senato per essere discusso il disegno di legge, già approvato dalla Commissione giustizia, volto ad istituire la «Giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari». Lo hanno reso noto ieri i senatori della Lega Andrea Ostellari e Francesco Urraro, sottoscrittori del testo, durante una conferenza stampa. La giornata sarebbe quella del 17 giugno, perché quel giorno, nel lontano 1983, i carabinieri di Roma misero le manette ai polsi a Enzo Tortora.

La proposta era nata nel 2020 da una idea avanzata dal Partito Radicale, dall'associazione Errorigiudiziari.com, dalla Fondazione internazionale per la giustizia Enzo Tortora, dal Comitato radicale per la giustizia Piero Calamandrei e dall’associazione “Il detenuto ignoto”. L'iniziativa della Lega si spiega anche per rafforzare il dibattito sui referendum giustizia giusta. «Essi - ha detto Urraro - vogliono porre le basi concrete per una prospettiva di civiltà giuridica e di fiducia in una giustizia che deve essere bene comune. I quesiti possono anche sembrare tecnici ma hanno un grande impatto sociale».

Il senatore poi ha aggiornato i dati, rispetto a quelli contenuti nella relazione del provvedimento: «Dal ' 92, anno da cui parte la contabilità ufficiale, al 2020, si sono registrati quasi 30mila casi. Il che significa 1025 innocenti in custodia cautelare ingiusta ogni anno. Si tratta di qualcosa che un Paese civile non deve consentire». Ha preso poi la parola il presidente della Commissione Giustizia, Ostellari, che, tra l'altro, ha ricordato la gogna mediatica «di chi viene ammanettato e mandato in televisione. Io mi ricordo bene quel senso di impotenza di fronte al volto più noto della tv dell'epoca. Il giornalista Giorgio Bocca, per quella vicenda, scrisse che eravamo di fronte al “più grande esercizio di macelleria giudiziaria all'ingrosso della storia italiana”».

A fornire altri dati ci ha pensato l'avvocato Renata Accardi, co-responsabile dell'Osservatorio Errori Giudiziari dell'Unione Camere Penali: «Se consideriamo che l'indice di aumento è di 1000 casi all'anno, non siamo più nel campo dell'errore fisiologico rispetto all'andamento ordinario della giustizia, ma in quello patologico. Negli ultimi quattro anni i risarcimenti hanno superato i 50 milioni di euro, per un totale complessivo di 900 milioni di euro nell'ultimo trentennio».

La penalista ha tenuto a sottolineare che «è una raffigurazione per difetto, a causa degli errori, cosiddetti invisibili, che non vengono riconosciuti per vari motivi. Lo Stato rigetta le istanze, alcune vittime di errore muoiono, altre non hanno la capacità economica per affrontare un nuovo giudizio. Quindi, possiamo dire che il dato significato è che l'errore viene alla luce solo per approssimazione». Come rimediare? «Auspichiamo in una collaborazione con le forze politiche per elaborare proposte di legge di modifica del codice di rito intervenendo su tre direzioni: riduzione dell'applicazione della custodia cautelare, concorso per colpa grave alla formazione dell'errore da parte dell'indagato, doppio binario in tema di misure di prevenzione».

Con lei ha preso la parola anche l'altro co- responsabile dell'Osservatorio, l'avvocato Giuseppe Guida: «Una sentenza di assoluzione è lo snodo finale di un processo che ha mantenuto il rispetto delle garanzie. Il sistema salta quando un uso distorto della funzione giudiziaria contamina i suoi momenti: indagini preliminari date per buone in maniera sciatta, avvocati non messi nella condizione di difendere, sentenze che subiscono l'onda della pulsione mediatica, pm che non va anche alla ricerca di elementi a discolpa, gip che non applica un vaglio sull'operato degli inquirenti».

Ha concluso la conferenza Francesca Scopelliti, già senatrice e compagna di Tortora: «Quello di Enzo è stato un crimine giudiziario. Riprendendo la terminologia pandemica, se nell’ 87 ci avessero fatto il tampone sul garantismo saremmo risultati positivi. Non a caso in quell’anno il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati fu vinto con oltre l' 80% di sì. Oggi quello stesso tampone risulterebbe positivo al virus del giustizialismo, perché mancano gli anticorpi».