Mentre da noi, perfino una parte del Partito Democratico propone di inasprire le pene addirittura contro i piccoli spacciatori, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha pubblicato un documento denunciando il fallimento delle politiche punitive sulle droghe e della war on drugs globale e ha chiesto un nuovo approccio basato sulla salute e sui diritti umani, anche attraverso la regolamentazione legale delle droghe.

Il rapporto delle Nazioni Unite ha messo in luce un problema grave e sempre più urgente legato alla lotta contro il problema delle droghe: l'incarcerazione e il sovraffollamento carcerario. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per la Droga e il Crimine ( UNODC), su un totale di 3,1 milioni di individui arrestati per reati legati alle droghe in tutto il mondo, circa il 61% è stato arrestato per il possesso di sostanze stupefacenti. Ancora più preoccupante è il fatto che il 78% dei 2,5 milioni di persone detenute per reati legati alle droghe, rappresentanti circa il 20% della popolazione carceraria globale complessiva, è stato condannato per spaccio. Tuttavia, in molte situazioni, le persone sono state condannate per traffico anche quando erano in possesso di quantità minime di sostanze stupefacenti. Questo approccio punitivo ha portato a una crescita esponenziale delle popolazioni carcerarie in tutto il mondo. Gli organismi dei diritti umani hanno espresso preoccupazione per l'uso inutile e sproporzionato del sistema di giustizia penale per affrontare reati legati alle droghe, il che ha portato a una detenzione eccessiva e ha marginalizzato i tossicodipendenti.

INCARCERAZIONE E SOVRAFFOLLAMENTO

Sempre nel documento, si apprende che l’approccio punitivo alle politiche sulle droghe ha un impatto significativo sui diritti umani delle persone che ne fanno uso, compresi i loro diritti alla libertà, alla privacy, alla salute e al benessere, nonché altri diritti economici e sociali. Nonostante le prove che dimostrano come l'eliminazione delle sanzioni contro le persone che usano droghe possa ridurre il sovraffollamento carcerario, migliorare gli esiti sanitari, garantire i diritti umani e affrontare stigma e discriminazione, pochi paesi hanno decriminalizzato l'uso, il possesso, l'acquisto e la coltivazione per uso personale. Anche quando esistono alternative alla detenzione, queste vengono raramente applicate.

Le Nazioni Unite quindi ricordano l’importanza delle linee Guida Internazionali sui Diritti Umani e le Politiche sulle Droghe che forniscono un quadro essenziale per affrontare in modo efficace questo complesso problema mondiale. Sottolineano una serie di raccomandazioni chiave rivolte agli Stati e agli attori interessati, offrendo orientamenti fondamentali su come sviluppare politiche sulle droghe che siano rispettose dei diritti umani e orientate alla salute pubblica. Una delle raccomandazioni principali è quella di considerare alternative alla criminalizzazione dell’uso delle droghe. Questo significa abbandonare l'approccio della “tolleranza zero”, in favore di politiche che includano la decriminalizzazione dell'uso e il controllo responsabile attraverso la regolamentazione.

L'obiettivo è eliminare i profitti che derivano dal traffico illecito di droghe, contribuendo a ridurre la criminalità e la violenza associate a questo fenomeno. In caso di decriminalizzazione, si sottolinea l'importanza di riesaminare le condanne e le sentenze precedenti, con la possibilità di annullarle, commutarle o ridurle, se appropriato. Questo passo è cruciale per garantire una giustizia equa e proporzionata.

UN NUOVO APPROCCIO NON PUNITIVO

Inoltre, si raccomanda la creazione di un sistema normativo che consenta l'accesso legale a tutte le sostanze controllate, fornendo una struttura legale per regolamentare queste sostanze. Nel caso in cui la criminalizzazione rimanga in vigore, è essenziale che i reati legati alle droghe siano chiaramente definiti dalla legge, e che le sanzioni siano proporzionate alla gravità degli illeciti, tenendo conto di fattori attenuanti e aggravanti. Questo contribuisce a garantire che le pene siano giuste e proporzionate. Un'altra raccomandazione fondamentale riguarda il riconoscimento e la promozione dei diritti delle persone che usano droghe, compreso l'accesso alle cure mediche per coloro che iniettano le sostanze e che potrebbero contrarre malattie come l'Hiv e l'epatite virale. Inoltre, si sottolinea che il trattamento per la dipendenza da droghe deve essere volontario e basato sul consenso informato.

L'incorporazione e il finanziamento dei servizi di riduzione dei danni sono raccomandati per mitigare i danni legati all'uso di droghe e promuovere la salute pubblica. Infine, le politiche sulle droghe devono essere parte integrante dei rapporti ai meccanismi dei diritti umani e degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, e le raccomandazioni di questi meccanismi devono essere implementate in modo coerente.

In conclusione, il rapporto delle Nazioni Unite sottolinea che affrontare il problema delle droghe richiede un approccio che tenga conto dei diritti umani e della salute pubblica. Solo attraverso l'adozione di politiche basate sui diritti umani, come la riduzione dei danni e la decriminalizzazione, è possibile affrontare efficacemente questa sfida e garantire il rispetto dei diritti fondamentali di tutte le persone coinvolte. Per decenni, l’obiettivo irrealistico di raggiungere una “società libera dalle droghe” ha spinto la comunità internazionale ad approcciare le droghe con il proibizionismo, la criminalizzazione e le pene severe.

TRENT’ANNI DI BATTAGLIA RADICALE ANTI PROIBIZIONISTA

Riduzione del danno, regolamentazione, decriminalizzazione: queste le parole chiave del documento delle Nazioni Unite. A pensare che esattamente trent’anni fa, queste tematiche sono state anticipate dal Partito Radicale attraverso il referendum del 1993 che portò gli italiani a votare per l’abrogazione delle pene per la detenzione ad uso personale di droghe leggere. A votare si presentò il 77% degli elettori, ed i “sì” furono il 55,4%.

Gli italiani dissero sì alla modifica della legge ultra proibizionista del 1990 Iervolino- Vassalli sulle droghe che portò, almeno sulla carta, all’abrogazione delle parti più crudeli della legge, la galera per i consumatori di sostanze. Ma come sappiamo, nel 2006, arrivò la Fini- Giovanardi che non prevedeva distinzioni tra droghe leggere e pesanti, portando a un inasprimento delle sanzioni relative non solo alla produzione e al traffico ma anche al consumo di sostanze stupefacenti.

Tale legge, tra le altre cose, ha contribuito in maniera decisiva al sovraffollamento delle carceri italiane degli ultimi anni. Nel 2014, per fortuna, arrivò la Consulta a dichiararla anticostituzionale. Ma tuttora, in Italia, soffia il vento proibizionista. Calano le misure alternative concesse ai tossicodipendenti e aumentano i detenuti per reati di droga. Parliamo di quel fallimento ben cristallizzato dal documento delle Nazioni Unite.