Si è tolto la vita nel carcere di Borgo San Nicola, a Lecce, inalando gas dalla bomboletta in dotazione ai detenuti. È l'ennesimo dramma che avviene nelle patrie galere. In questo caso l'uomo, un 38enne di Campi Salentina (Le), si è tolto la vita nel reparto di infermeria della casa circondariale, dove stava scontando una pena a 5 anni per reati in tema di stupefacenti. Mancava un anno per essere libero, ma è stato invece trovato con un sacchetto in testa e la piccola bomboletta di gas butano nelle vicinanze. ll compagno di stanza del 39enne, vista l'ora, dormiva e non si sarebbe accorto di nulla. I soccorsi si sono rivelati inutili. Il detenuto era ormai privo di vita: ha inalato troppo gas e non ce l'ha fatta. L'accaduto sembra infatti indicare la pista suicida, ma in realtà potrebbe anche essersi trattato della conseguenza di una pratica piuttosto utilizzata negli istituti penitenziari: quella dell'inalazione di gas per lo "sballo". In piccoli quantitativi, infatti, il gas provoca effetti molto simili a quelli dell'euforia da alcol. La verità dei fatti potrà essere stabilita soltanto al termine delle indagini da parte della procura. Lo sballo via gas è una pratica molto diffusa nelle prigioni. Un detenuto tossicodipendente, come ogni altro malato limitato nella propria libertà, sconta una doppia pena: quella imposta dalle sbarre del carcere e quella di dover affrontare la dipendenza dalle droghe in una condizione di disagio. Senza cure adeguate e senza il sostegno della famiglia o di una persona amica il carcere diventa il luogo meno adatto per affrontare questa. Nel 2015 sono passati all'interno degli istituti penitenziari quasi centomila carcerati e uno su tre è tossicodipendente. Il fenomeno delle tossicodipendenze in carcere è una questione rivelante, se non una vera e propria emergenza.Facendo riferimento ai dati del ministero della Giustizia, la maggior parte dei detenuti presi in carico consuma eroina come droga primaria, ma una grossa parte risulta essere policonsumatore. Tutti i detenuti con problemi di consumo di droga devono essere seguiti dal Ser. T. territorialmente responsabile della singola struttura penitenziaria (D. Lgs. 230/99). La presa in carico riguarda tutto il loro percorso terapeutico, dal trattamento della sindrome di astinenza, fino all'invio in comunità terapeutica per l'applicazione delle misure alternative alla detenzione. Tali provvedimenti terapeutici possono essere intrapresi indipendentemente dallo stato giuridico o dalla nazionalità del paziente, anche se purtroppo vengono ancora registrate alcune differenze nelle condotte terapeutiche, specialmente per ciò che attiene all'invio in comunità terapeutica per differenti interpretazioni normative da parte di singole Regioni. Un altro nodo critico è la prevalenza del provvedimento di espulsione dal territorio nazionale di tossicodipendenti che dovrebbero intraprendere un percorso in comunità. Nell'ultima annuale relazione sulle droghe curata dal Dipartimento Politiche Antidroghe della presidenza del Consiglio è emerso che trattare la tossicodipendenza come un problema criminale, invece che sociale, costa tanti soldi e non aiuta a risolvere la questione.Grazie all'iniziativa del deputato di Scelta civica, sottosegretario agli Affari esteri nonché ex presidente dei Radicali, Benedetto Della Vedova, dallo scorso anno è nato l'intergruppo parlamentare "cannabis legale" e la proposta di legge che non ha ancora una maggioranza per essere approvata, ma un numero significativo di parlamentari è a favore. A questa è affiancata la proposta di legge su iniziativa popolare promossa dai radicali e l'associazione Luca Coscioni.