È passato come un provvedimento inspiegabile, mirato: ma a guardarlo in controluce, il decreto Cassazione approvato ieri a Montecitorio pare uno dei pochi a rispondere ai requisiti di necessità e urgenza. L'Aula lo licenzia con 242 sì e 107 voti contrari e ora il testo viaggia verso il Senato per l'ultimo sì alla conversione in legge. Incombe l'ira dell'Anm, che aveva aspramente criticato la misura perché «insufficiente a rispondere all'emergenza delle scoperture d'organico in magistratura, allarme che non riguarda solo la Cassazione».Si attendono nuovi anatemi ora che il lavoro di Montecitorio ha dato il primo via libera senza modificare la norma più controversa: quella che proroga i termini di pensionamento per le figure apicali della Cassazione al 31 dicembre 2017, a patto che i magistrati in questione non compiano i 72 anni entro la fine del 2016. Sul punto il sindacato dei giudici ha lamentato fin da subito l'insufficienza di una misura e la necessità di declinarla diversamente: con l'estensione a tutte le toghe dell'ordinamento e con il definitivo rialzo della soglia per la pensione dagli attuali 70 agli agognati 72 anni.Niente da fare. I deputati della commissione Giustizia ci hanno provato con più di un emendamento, ma come spiega al Dubbio la presidente Ferranti «non si poteva ribaltare la riforma Madia sulla pubblica amministrazione con un decreto che tagliasse fuori tutte le altre categorie interessate dalla riduzione dell'età pensionabile, vale a dire professori universitari, primari e presidi».Né era ragionevole e neppure costituzionalmente plausibile pensare, aggiunge la presidente della commissione Giustizia, che «un decreto legge potesse intervenire per tutte le categorie su un punto chiave della riforma».Chiaro. Ma suscettibile di nuove polemiche da parte dell'Anm e dello stesso Consiglio superiore della magistratura. E persino di accuse di tradimento: solo una settimana prima il premier aveva giurato eterna amicizia a Piercamillo Davigo e in nome di questa aveva accantonato la fiducia sulla riforma del processo penale. C'è il rischio che l'Anm rinfacci al premier di aver già tradito la precedente dichiarazione d'amore.Le "semplificazioni" in CassazioneIn realtà non ce ne sarebbe motivo: per le ragioni spiegate da Ferranti e perché tutto il decreto resta ispirato alla logica di fronteggiare l'emergenza negli organici della magistratura lì dove questa sembra più grave. Restano dunque fino a fine 2017 il presidente della Cassazione Giovanni Canzio e il pg Pasquale Ciccolo. Scatta analoga proroga per Consiglio di Stato, Corte dei Conti e Avvocatura dello Stato (ma col limite anagrafico che da 72 scende a 70 anni). E poi c'è una "applicazione straordinaria" (per tre anni) di magistrati del massimario ai collegi giudicanti.Prevista la riduzione del tirocinio da 18 a 12 mesi per tutti i giudici di prima nomina usciti dai concorsi del 2014 e 2015. E per «garantire la funzionalità degli uffici», come spiega il relatore David Ermini «si allunga da 3 a 4 anni il tempo minimo che tutti i magistrati devono trascorrere nella sede assegnata prima di chiedere il trasferimento».Tra le altre, il decreto contiene norme che pretendono di "semplificare" il giudizio camerale in Cassazione: nel civile, davanti alle sezioni semplici, è ampliato il ricorso alla trattazione senza interlocuzione orale dei difensori. Ma, grazie alla pressione dell'avvocatura, «resta ferma la possibilità di trattare in udienza pubblica questioni di rilievo su iniziativa d'ufficio e su richiesta della difesa».Ampliato però il procedimento mediante ordinanza, e nella Suprema corte la "semplificazione" nel civile scatta anche a proposito del filtro: il presidente della sezione indica eventuali ipotesi filtro con un decreto in sede di fissazione dell'adunanza, sul modello previsto per il penale. Eliminata dunque la relazione del consigliere. A proposito di uffici e organici, invece, vale per tutte le giurisdizioni, organi costituzionali a parte, lo stop a distacchi o comandi del personale non dirigenziale dell'amministrazione della Giustizia.Alla luce della riforma della geografia giudiziaria vengono inoltre ridotte di 52 unità le funzioni direttive di primo grado e in misura corrispondente aumenta invece la pianta organica dei magistrati di sorveglianza. Aumenta anche l'organico del personale amministrativo e tecnico di Consiglio di Stato e Tar. Via libera, infine, all'ufficio per il processo amministrativo a supporto dell'attività dei magistrati amministrativi.