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Assoluzione perché il fatto non sussiste, pronunciata su richiesta della stessa Procura. Il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, incassa dopo 18 anni di processo la sentenza che lo riabilita con formula piena dalle accuse di corruzione, truffa aggravata, falso, associazione per delinquere e concussione. Una lunga attesa, dopo aver rinunciato a far valere la prescrizione (che sarebbe scattata nel 2012), per togliersi - oggi - il primo sassolino dalla scarpa: «Era questa la vicenda per cui un'avventurosa parlamentare ci aveva presentato come "impresentabili". Oggi ci presentiamo a testa alta», ha scritto in una nota sulla sua pagina Facebook. Un riferimento nemmeno troppo velato alla Commissione antimafia, presieduta dalla compagna di partito Rosy Bindi, che lo aveva inserito nella lista dei candidati "impresentabili" alle scorse elezioni regionali, in forza dell'imputazione di concussione.L'inchiesta SeaPark si apre nel 1998, quando gli inquirenti indagano su un parco marino che si sarebbe dovuto costruire a Salerno, in una zona di proprietà del comune dove sorgeva un complesso industriale in disuso, dove da poco aveva chiuso i battenti l'IdealStandard, lasciando disoccupati 200 lavoratori. Secondo i magistrati, avvengono scambi di denaro illeciti e irregolarità nel passaggio di proprietà dei terreni per far approvare le delibere comunali necessarie alla costruzione del SeaPark, poi mai ultimato. A finire nel registro delle indagini è Vincenzo De Luca, all'epoca deputato, e altre 41 persone tra tecnici, funzionari comunali ed imprenditori. Secondo i magistrati, l'ex sindaco sarebbe intervenuto per accelerare i tempi per l'erogazione della cassa integrazione ai dipendenti dello stabilimento. La vicenda processuale ha avuto un iter travagliato, che si è concluso con la richiesta di assoluzione piena avanzata da parte dello stesso pm Vincenzo Montemurro (che ha "ereditato" il procedimento). Nella requisitoria di aprile, il togato non ha lasciato dubbi: «si può discutere se è stata fatta una scelta opportuna per la realizzazione del parco marino a tema, ma è molto difficile trovare dei reati penalmente perseguibili. L'unica idea di un fatto penalmente rilevante in questo processo è un water pagato a prezzo di costo». Caduta dunque la la tesi di un accordo illecito tra amministratori e imprenditori, ma anche l'idea che gli oneri urbanistici fossero estorti e che le supposte pressioni politico-sindacali per la cassintegrazione agli operai potessero configurare un reato, la seconda sezione penale del tribunale di Salerno ha assolto tutti gli imputati e tolto i sigilli dagli immobili ancora sotto sequestro.«Piena soddisfazione e rispetto per la magistratura», ha aggiunto De Luca, che incassa così la terza assoluzione, dopo quella del 2013 nel procedimento MCM in cui era imputato per truffa e falso, e quella del 2015 per la vicenda legata al termovalorizzatore di Salerno (peculato e abuso d'uffico).