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dario scaletta csm
Poche fibrillazioni e tutti un poco scontenti. Ma alla fine, la maggioranza regge la prova dell’Aula, dopo l’esame sprint di ieri alla Camera sulla riforma del Csm, dove si è conclusa la votazione sugli emendamenti, in attesa del voto finale di martedì pomeriggio. Una maratona che ha consentito di «fermare il partito anti- giudici che vorrebbe colpire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura», ha commentato il presidente della Commissione Giustizia alla Camera, Mario Perantoni (M5S), e di evitare «il voto di fiducia, come fin dall'inizio avevamo preteso», ha aggiunto il forzista Pierantonio Zanettin. Italia Viva, invece, ha tenuto fede alla promessa di votare contro una riforma «di sole etichette», come l’ha definita il deputato Catello Vitiello. «Incredibilmente alcune forze di maggioranza hanno deciso di accettare un compromesso al ribasso e di non cogliere l’occasione di una riforma organica, per valorizzare finalmente i magistrati che svolgono il loro lavoro in silenzio nella quotidianità delle aule di giustizia e per ridurre il peso delle correnti - ha dichiarato al Dubbio -. Avremmo voluto più meritocrazia e meno autoreferenzialità. Ma visto il risultato finale non abbiamo potuto condividere e votare un testo che non dà soluzioni e mantiene, viceversa, tante criticità».
E così Iv in più di un’occasione si è schierata insieme alla minoranza, trovandosi anche in compagnia della Lega, convinta che la vera rivoluzione della giustizia passi dai referendum. È successo per l’emendamento renziano sulla responsabilità civile dei magistrati, «un principio di civiltà che avrebbe equiparato il grave errore commesso da un magistrato a quello commesso da chiunque altro, fuori e dentro la pubblica amministrazione», ha commentato Vitiello, e per quello sulla separazione delle funzioni, uno dei temi dei referendum sulla giustizia, sul quale invece il M5S ha deciso di astenersi. E la Lega aveva provato anche a proporre una «separazione netta e chiara delle funzioni», incassando il favore di renziani e FdI, senza però superare il vaglio dell’Aula. «È evidente che per imprimere un profondo ed autentico cambiamento occorre votare per i referendum», ha commentato la senatrice Giulia Bongiorno, responsabile giustizia della Lega.
Il voto di ieri ha confermato il tramonto definitivo del sorteggio dei distretti di Corte d’Appello per la composizione dei collegi, dopo il passo indietro della Lega di mercoledì. I collegi saranno dunque determinati con decreto del ministro della Giustizia, sentito il Csm, nell’ottica di garantire continuità territoriale. Respinto, invece, un emendamento di Iv che mirava a introdurre il sorteggio temperato, sistema gradito al centrodestra di governo, che però ha mantenuto gli accordi votando contro. Passa, con i voti contrari di FdI e Alternativa, l’articolo che istituisce il fascicolo per la valutazione del magistrato, «una proposta di Azione di portata storica, che permetterà finalmente di monitorare le attività del singolo giudice o pm, le loro performance e i loro meriti, ma anche gli errori, le inchieste flop, le sentenze ribaltate e gli arresti ingiusti», ha dichiarato il vicesegretario Enrico Costa. Ma per Giusi Bartolozzi del Misto si tratta di un successo a metà, «poiché nel fascicolo saranno riportati semplicemente i dati gravemente significativi».
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L’Aula ha approvato anche la previsione di uno specifico «illecito disciplinare» per il magistrato che non rispetta le recenti norme sulla presunzione di innocenza e uno dei più criticati dalla magistratura associata, quello che attribuisce maggiori poteri al procuratore e prevede criteri di priorità per l’esercizio dell'azione penale. Bocciato, invece, l’emendamento a prima firma Bartolozzi, che mirava ad eliminare «il privilegio» del doppio compenso per i magistrati fuori ruolo. Un tema da approfondire anche per il sottosegretario Francesco Paolo Sisto, secondo cui, però, riguardando tutta la pubblica amministrazione, richiederebbe «un intervento ad ampio respiro con una trattazione complessiva dell’intero sistema».
Parole «vergognose», secondo Bartolozzi, «perché si tratta di una delega e quindi ci sarebbe tutto il tempo per eliminare un trattamento che è un privilegio per pochi». Ok anche all’aumento dei membri del Csm - che diventeranno 30 - e del numero dei contratti di collaborazione, contro il quale hanno votato le opposizioni e Italia Viva. «Purtroppo, è la riforma dei privilegi ha affermato Ferri -. In un momento in cui la politica taglia i costi, noi aumentiamo le poltrone».