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Avvocati in fila assieme all’utenza. E poco importa se, intanto, il processo per il quale ci si trova in tribunale, magari arrivando altre zone della Regione, è cominciato, con il rischio, per qualche avvocato, di maturare nel frattempo la decadenza. È quanto accade a Cremona, tra i pochi tribunali ad aprire alle 9.00 per tutti, con unico accesso per utenti e avvocati, mentre i giudici sono già in udienza. Un dramma amplificato dal Covid, da un lato, e dall’accorpamento dell’efficientissimo tribunale di Crema a quello di Cremona, così come accaduto per molti uffici d’Italia, nel 2013. «Il tribunale di Crema - spiega un avvocato che preferisce mantenere l’anonimato - era così efficiente da non registrare prescrizioni: le sentenze arrivavano in tempi ragionevoli e il penale e il civile viaggiavano bene, pur essendo un piccolo tribunale. Dopo l’accorpamento, tutti quanti sono stati costretti ad andare a Cremona, dove il tribunale, che già funzionava poco e male, con l’accorpamento ha iniziato a funzionare peggio. Dal punto di vista del penale, la macchina della giustizia va avanti molto lentamente, registrando molti casi di prescrizione. Attualmente, si stanno celebrando i processi di questioni risalenti al 2014-2015». Non è una questione di carenza d’organico, spiega l’avvocato. I magistrati ci sono. Ma per qualche motivo la macchina si è inceppata. E in un periodo come questo, che richiede, necessariamente, cautele aggiuntive, rallentamenti e misure di protezione, situazioni già al limite finiscono per diventare insostenibili, con buona pace delle esigenze di giustizia del cittadino. Che, magari, si ritrova a perdere tutto in pochi secondi, per l’avvocato è rimasto in attesa del proprio turno per accedere al tribunale. «In questa situazione - spiega l’avvocato -, tanto per fare un esempio, c’è gente che si separa e divorzia e dopo due o tre anni, recandosi all’ufficio anagrafe, scopre di essere ancora sposata, perché nonostante tutti gli adempimenti dal tribunale non vengono inviati gli avvisi all’ufficio anagrafe. Al di là del Covid, c’è una situazione difficile. Ora è peggio». Alle difficoltà strutturali, dunque, si aggiungono quelle legate all’emergenza sanitaria. Imprevista per tutti, ma in questo caso gestita, secondo il parere del professionista, non in maniera adeguata. «Qualche giorno fa ho scoperto che tutti noi avvocati possiamo entrare da un unico ingresso alle 9, non prima, assieme ai cittadini che per diversi motivi hanno necessità di accedere al tribunale, ciò mentre i giudici, che accedono all’edificio attraverso un altro ingresso, sono magari già in udienza. Così, se, ad esempio, un avvocato deve costituirsi parte civile ed è in coda in attesa del proprio turno per entrare - turno che inizia a “scorrere” solo, appunto, dalle 9 - rischia di arrivare in aula quando ormai è troppo tardi, ad udienza già iniziata, magari beccandosi anche un rimprovero». Lo stesso avvocato si è ritrovato in coda, ad attendere il proprio turno, nonostante l’udienza fissata alle 9. «A me è andata bene - racconta -, perché nonostante la mia udienza fosse fissata a quell’ora ero il terzo della lista. Ma ho visto colleghi entrare in aula ed essere ripresi perché ancora con indosso il giubbino, quando era già il loro turno». Il consiglio dell’ordine, denuncia il professionista, ha più volte segnalato le difficoltà, rimanendo totalmente inascoltato. «Sul sito della procura di Cremona non ci sono informazioni - conclude l’avvocato -. E se provate ad andare sul sito del tribunale, scoprirete che anche per le separazioni per cui non è necessaria la presenza dell’avvocato la stessa viene richiesta obbligatoriamente: vogliono trovare già tutto pronto, a breve dovremo anche scriverci la sentenza da soli».