«Le nuove norme sulla legittima difesa possono essere considerate utili a rafforzare il diritto dell’aggredito alla tutela giurisdizionale, a condizione che vengano applicate secondo un’interpretazione costituzionalmente orientata». Il presidente del Cnf Andrea Mascherin prova a mettere ordine nella discussione sulla legge cara alla Lega. Lo fa nella lunga audizione di ieri alla Camera, dove il testo attende il via libera definitivo. Presenta le valutazioni dell’avvocatura ai deputati della commissione Giustizia insieme con Vinicio Nardo, componente dell’Organismo congressuale forense. Da Mascherin arriva anche un richiamo alla «necessità che venga lasciato intatto il margine di discrezionalità del giudice», quando l’azzurra Giusy Bartolozzi gli chiede se non sarebbe preferibile il testo di Forza Italia, in cui si considera in ogni caso non punibile chi spara in risposta a un’intrusione nel proprio domicilio. Nardo solleva invece un allarme “di sistema”, relativo al rischio che alcune norme della nuova legittima difesa «favoriscano il passaggio dal monopolio statale dell’uso legittimo della forza alla licenza data a ognuno di difendere il proprio ranch...».

Oltre un’ora di analisi e valutazioni che forniscono però risposte chiare su temi continuamente al centro della polemica politica. Non a caso Mascherin dichiara fin dall’inizio di non voler aderire «né alla posizione di chi ritiene che stiamo per proclamare un nuovo far west, né a quella di chi si illude di poter evitare che casi simili siano comunque oggetto di indagine». Dopodiché il presidente del Cnf spiega sotto quale aspetto «le norme in esame richiederanno un’interpretazione sempre costituzionalmente orientata». Ricorda in particolare che la disciplina già in vigore sulla «difesa legittima» fissa «all’articolo 52 del codice penale due principi cardine che devono essere sempre tenuti presenti anche nei commi successivi: la non punibilità della reazione richiede che quella reazione sia necessaria e che il pericolo sia attuale». Tutte le parti successive della disciplina - sia quelle già previste come «la necessità che non vi sia desistenza» sia «le parti che ora vengono introdotte» come «la non punibilità in caso di intrusione con violenza o uso di armi» - vanno «in ogni caso riportate alla necessità e all’attualità. Nel momento in cui l’interpretazione delle norme avverrà in questo senso costituzionalmente orientato», osserva Mascherin, «si potrà dire che si tratta di modifiche non pericolose. Se ne potrà così scorgere anche l’utilità della ratio: facilitare l’esercizio del diritto alla difesa giurisdizionale e valorizzare il principio di non colpevolezza» . Il presidente del Cnf fa notare come l’altra modifica- chiave della “nuova” legittima difesa, ossia la non punibilità in caso di «grave turbamento», non faccia altro che «formalizzare una tendenza giurisprudenziale più volte ribadita: quella che riconosce la legittima difesa putativa. Naturalmente», ricorda il presidente del Cnf, «tale previsione non potrà comunque mai escludere l’apertura di un’indagine su chi reagisce a un’aggressione o a un pericolo».

L’analisi del presidente del Cnf si incrocia con quella di Vinicio Nardo, componente dell’Ocf e della Camera penale di Milano, che da una parte richiama i deputati sulla «diminuzione dei reati contro il patrimonio» e su una «giurisprudenza che già oggi tende a non punire chi reagisce a situazioni come quelle che la nuova legge intende tutelare», e che dall’altra parte esprime il timore di conseguenze «sull’idea stessa dello Stato e del monopolio nell’uso della forza». Nardo segnala «l’introduzione di automatismi sul ritiro del porto d’armi, che eliminano la discrezionalità oggi riconosciuta alle autorità di polizia: se queste ultime, da sempre titolari esclusive dell’uso legittimo della forza, non possono più togliere la licenza del possesso di armi, si afferma il principio di uno Stato in cui ciascuno difende il proprio ranch». E anche passaggi delle nuove norme come quelli «sulla scusabilità per lo stato di agitazione» possono «favorire l’affacciarsi di questa diversa idea di Stato», secondo il componente dell’Ocf. Sia Mascherin che Nardo richiamano i deputati della commissione Giustizia sul fatto che la riforma della legittima difesa introduce il pagamento delle legali con il meccanismo del patrocinio a spese dello Stato. «Si rischia paradossalmente di restringere la cerchia degli avvocati disponibili ad assumere la difesa di chi è indagato per eccesso colposo», fa notare il rappresentante dell’Ocf. Perché, come spiega Mascherin, «non si può pensare che l’avvocato debba obbligatoriamente aderire alla quantificazione prevista dalle norme sul patrocinio, oltre che ai tempi notoriamente lunghissimi per le liquidazioni». E in generale, il presidente del Cnf ricorda che «se l’obiettivo è rafforzare il diritto costituzionale alla difesa in giudizio, la strada maestra da percorrere è quella di riconoscere in Costituzione il ruolo dell’avvocato» .