È stata condannata a 1 anno e 6 mesi la sindaca di Torino Chiara Appendino, imputata per disastro, omicidio e lesioni colpose in relazione ai fatti avvenuti in piazza San Carlo il 3 giugno 2017, quando durante la proiezione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid si scatenò il panico, con un bilancio finale di due vittime e oltre 1.500 feriti. Stessa condanna per gli altri cinque imputati: l’ex questore Angelo Sanna, l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana, l’ex presidente di Turismo Torino Maurizio Montagnese e per l’architetto Enrico Bertoletti, che si occupò di parte della progettazione dell’evento. «È una decisione che accetto e rispetto, anche per il ruolo che rivesto», commenta Appendino. «La tesi dell’accusa, oggi validata in primo grado dalla Giudice - spiega - è che avrei dovuto prevedere quanto poi accaduto e, di conseguenza, annullare la proiezione della partita in piazza. È una tesi dalla quale mi sono difesa in primo grado e che, dopo aver lettole motivazioni della sentenza con i miei legali, cercherò di ribaltare in Appello perché evidente che, se avessi avuto gli elementi necessari per prevedere ciò che sarebbe successo, l’avrei fatto. Ma così non fu e, purtroppo, il resto è cronaca».  «Nei reati colposi la condanna è sempre una sconfitta per la società», dice il pm Vincenzo Pacileo. «La procura fino ad ora ha avuto ragione - ha aggiunto Pacileo - ma non c’è da essere contenti». I fatti La sentenza di primo grado emessa oggi riguarda i fatti avvenuti in piazza San Carlo il 3 giugno 2017, quando durante la proiezione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid si scatenò il panico, con un bilancio finale di due vittime e oltre 1.500 feriti. Lo scorso novembre, il pubblico ministero Vincenzo Pacileo aveva chiesto una pena di 1 anno e 8 mesi per la sindaca di Torino Chiara Appendino, 1 anno e 8 mesi per l’ex questore Angelo Sanna, 2 anni per l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana, 1 anno e 7 mesi per l’allora presidente di Turismo Torino (l’ente che organizzò l’evento) Maurizio Montagnese e 3 anni e 6 mesi per l’architetto Enrico Bertoletti, che si occupò di parte della progettazione dell’evento. Come ricostruito dagli inquirenti, alcuni rapinatori spruzzano dello spray al peperoncino tra la folla, provocando un fuggifuggi generale. Molti dei presenti, in larga parte giovani, perdono le scarpe, le borse, gli smartphone e cadendo sbattono contro il tappeto di vetro creatosi con i cocci delle bottiglie vendute dagli ambulanti abusivi. La ferita più grave, Erika Pioletti, 38 anni, in piazza per vedere la partita insieme al compagno. La donna morirà in ospedale dopo dodici giorni di agonia. La seconda vittima la65enne Marisa Amato, rimasta paralizzata e morta il 25 gennaio2019. Due i processi, con Appendino, Sanna e gli altri tre imputati che scelgono il rito abbreviato. «È mia intenzione - spiegò la sindaca - contribuire a favorire una più rapida conclusione del processo e la conseguente definizione delle responsabilità in sede giudiziaria. Naturalmente sono convinta che, qualunque sia l’esito in tribunale, nulla potrà lenire il dolore di chi ha perso una persona cara e, per tutta la nostra comunità cittadina, niente riuscirà cancellare definitivamente il ricordo di quella tragedia. Tuttavia - aggiunge Appendino - per rispetto a coloro che sono state le vittime di quanto accaduto in piazza e, allo stesso modo, per rispetto a chi quella sera enei giorni che l’hanno preceduta ha svolto compiti e ha avuto responsabilità nell’organizzazione di quell’evento, ritengo importante che il giudizio sulle responsabilità per me, che rivesto un ruolo pubblico, arrivi il prima possibile». Altri nove imputati, che a titolo diverso presero parte all’organizzazione dell’evento, hanno scelto invece il rito ordinario, con il processo che è tuttora in corso.