«L’Avvocatura penale è radicalmente contraria ad ogni ipotesi di smaterializzazione dell’udienza penale e della camera di consiglio dei giudici». L’incipit della lettera inviata dall’Unione camere penali al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è chiaro: il processo da remoto mina i principi costituzionali di garanzia, violando, al contempo, «le vigenti regole di protezione dei dati e di sicurezza informatica». La richiesta al Governo è quella di sospendere l’entrata in vigore della disciplina del processo da remoto, a fronte dell’indisponibilità dei penalisti italiani a celebrare i processi secondo tali modalità. Ma quella dei penalisti non è un’opposizione senza alternative. La proposta è quella di prevedere inizialmente la celebrazione di un numero limitato di cause, «con criteri di priorità e anche casi di non necessaria partecipazione quando, nel bilanciamento degli interessi in evidenza, le parti o il giudice lo riterranno». Le proposte dei penalisti sono riassunte in tre punti, a partire dal riconoscimento del valore legale delle comunicazioni tra il difensore e gli uffici giudiziari tramite l’uso della pec. Al secondo punto, i penalisti chiedono di garantire, nel periodo di emergenza, che l’attività processuale rispetti al più alto standard possibile le disposizioni prevenzionali atte ad evitare assembramenti ed a garantire la distanza di sicurezza tra le persone. Ovvero processi a porte chiuse, con ruoli di udienza articolati secondo citazioni ad orari differenti e congruamente distanziati, per tutto il corso della giornata. Ma non solo: è necessario anche che tutte le persone che partecipano all’udienza siano dotate dei dispositivi di protezione individuale, con una ridotta partecipazione di persone in modo che l’aula di udienza mantenga ampi spazi liberi. Tali regole potrebbero valere per i patteggiamenti, per i riti abbreviati non condizionati ad assunzioni testimoniali, per prime udienze dibattimentali di cosiddetto smistamento (costituzione delle parti, questioni preliminari, richieste di prova) per processi con numero ridotto di parti. Ma possono essere previste anche norme relative agli atti preliminari che consentano la presentazione via pec della lista testimoniale e di documenti. Tra le possibilità, anche quella della costituzione di parte civile fuori udienza, le discussioni finali per processi con numero ridotto di parti e processi di appello con numero ridotto di parti e concordati. Ma tali regole potrebbero anche valere per udienze preliminari per processi con ridotto numero di parti, riesami ed appelli cautelari, udienze conseguenti a richieste di archiviazione non accolte o opposte e incidenti di esecuzione.  
LA LETTERA AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA NO ALLA SMATERIALIZZAZIONE DEL PROCESSO – LE PROPOSTE UCPI. IPOTESI DI REGOLE PER LA TRATTAZIONE IN SICUREZZA DEI PROCEDIMENTI PENALI NEL PERIODO EMERGENZIALE – GIUNTA UCPI CONSIDERAZIONI TECNICHE CIRCA LA PREVISIONE DI “COLLEGAMENTI DA REMOTO” NEL SETTORE PENALE LEGATE ALL’EMERGENZA COVID-19 – GIUNTA-CENTRO MARONGIU
  Oggi, intanto, è stato incardinato in commissione Giustizia alla Camera il decreto Cura Italia. E sulla Giustizia, Forza Italia ha annunciato vari emendamenti, tra i quali la cancellazione della norma che introduce il processo da remoto. Ad annunciarlo, il deputato Enrico Costa. «Proporremo inoltre di allineare la norma per la detenzione domiciliare per i condannati definitivi alle norme sulla custodia cautelare che sono state oggetto di trattamento diverso, come se il sovraffollamento carcerario non fosse determinato anche da una moltitudine di detenuti “presunti innocenti”». Un emendamento verrà poi riservato al tema delle norme sulle intercettazioni, prevedendo uno slittamento al 1 settembre dell’entrata in vigore della nuova legge.