Nel recente rapporto pubblicato dall'osservatorio di Antigone Emilia- Romagna sulle condizioni carcerarie nella regione, emergono dati critici che richiamano l'attenzione su una realtà urgente e complessa. L'analisi dettagliata condotta dall'associazione rivela una serie di problematiche che necessitano di interventi immediati e mirati per garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti e migliorare il sistema penitenziario.

Uno dei punti focali del rapporto riguarda l'incremento dell'autolesionismo e dei casi di suicidio all'interno delle carceri, fenomeni che non possono essere ridotti in modo lineare ma richiedono approcci multidimensionali e interventi mirati a supporto della salute mentale dei detenuti. Inoltre, si evidenzia un aumento della conflittualità interna e delle sanzioni disciplinari, segnali di tensioni e criticità che necessitano di essere affrontate con strategie preventive e di gestione efficaci.

Un'altra questione rilevante riguarda le condizioni di detenzione, che non dipendono solo dal numero di detenuti e dalle caratteristiche individuali, ma anche dal modo in cui vengono gestiti gli spazi e le risorse all'interno delle carceri. Si sottolinea la varietà di approcci presenti negli istituti, con alcune prigioni che stanno virando verso un irrigidimento delle condizioni detentive, mentre altre mostrano segnali di apertura e orientamento trattamentale.

In particolare, l'istituto penitenziario di Reggio Emilia emerge come un caso complesso che include servizi dedicati alla salute mentale e sezioni speciali per persone transgender e detenute particolari. Il sovraffollamento rimane una criticità, con un numero di detenuti superiore alla capienza regolamentare e una carenza di personale che compromette la qualità dei progetti educativi e trattamentali offerti agli internati.

Il rapporto evidenzia inoltre casi di abusi e violenze da parte del personale penitenziario, con segnalazioni di torture, lesioni e comportamenti non conformi alla legalità. Antigone si è attivata per denunciare tali episodi e ha sottolineato l'importanza di un monitoraggio costante e attento per garantire il rispetto dei diritti umani all'interno delle carceri.

Poi c'è il carcere La Dozza di Bologna, una delle istituzioni penitenziarie più rilevanti della regione Emilia- Romagna, che si trova al centro di una serie di criticità e sfide che richiedono un intervento immediato e mirato per migliorare le condizioni di detenzione e garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti. Sempre secondo il recente rapporto di Antigone Emilia- Romagna, al momento della visita il carcere bolognese conteneva 810 persone detenute, superando di gran lunga la capienza regolamentare di 500 posti. Di queste, 535 hanno una condanna definitiva e ben 409 sono straniere, evidenziando una complessa eterogeneità della popolazione detenuta. Una delle criticità maggiori riguarda la sezione femminile del carcere, dove risultavano presenti 73 donne.

Le condizioni strutturali dell'istituto destano preoccupazione, con segnalazioni di problemi all'impianto di riscaldamento che hanno causato disagi ai detenuti, come la mancanza di acqua calda e temperature rigide negli spazi detentivi. Anche le condizioni igieniche e di vivibilità delle celle sono state descritte come precarie, con segnalazioni di umidità e scarsa qualità dei materiali. Inoltre, il rapporto mette in luce la carenza di personale medico nel carcere di Bologna, che impedisce una copertura sanitaria adeguata e continua per i detenuti con problemi di salute cronici. La situazione dell'area sanitaria rimane delicata, con la necessità di garantire un'assistenza medica costante e di qualità per tutti i detenuti.