Lo scorso 19 febbraio un cinese di 54 anni si è tolto la vita all'interno del carcere di Torre del Gallo, a Pavia, dove stava scontando una pena di vent'anni per un duplice delitto commesso due anni fa a Cremona. Prima di lui a togliersi la vita un marocchino di 27 anni. Un terzo recluso aveva tentato il suicidio. Tutti loro erano detenuti nel reparto protetto, dove ci sono gli autori dei reati più gravi e i cosiddetti ' sex offender', l'ala meno raggiungibile dal personale dell'area sanitaria, che si trova nella parte vecchia della struttura.

Per questa situazione di emergenza nella mattinata di venerdì 21 febbraio il consigliere regionale Michele Usuelli, + Europa- Radicali, insieme al collega Simone Verni ( M5S) e al deputato Cristian Romaniello ( M5S) hanno effettuato una visita ispettiva a sorpresa presso la casa circondariale di Pavia. «L'iniziativa come spiegano i promotori - nasce dalla preoccupazione delle due forze politiche per il ripetersi di fenomeni suicidari nel carcere e per il verificarsi di incidenti ai danni delle guardie penitenziarie come quello che, nel gennaio scorso, ha coinvolto un agente colpito da infarto a seguito di un intervento di soccorso per sedare un incendio doloso».

Nel corso della visita è stata verificata la condizione delle celle, degli spazi comuni chiusi e aperti, dell'infermeria e delle cucine ed è stato possibile interloquire con i detenuti. I rappresentanti istituzionali che hanno condotto la visita denunciano una situazione sanitaria precaria a causa dell'assenza di medici e di strumentazione; la struttura, inoltre, non ha ancora attivato il fascicolo sanitario elettronico per i detenuti, per cui si rischia che il detenuto perda il suo quadro clinico in caso di trasferimento o di fine pena.

«Diminuiscono i reati – dichiara Usuelli - ma aumentano i detenuti. A Pavia ne abbiamo una prova concreta: in un carcere di 518 posti i detenuti sono 730. C’è la terza branda, ci sono detenuti anziani, ci sono tanti detenuti a fine pena che, in violazione della legge, non possono accedere a trattamenti alternativi e sono costretti a fare fino all'ultimo giorno. Manca la possibilità di estendere patteggiamenti e riti abbreviati. Le manette non sono la soluzione dei problemi della Giustizia italiana».