Aggiudicato il bando di gara per la produzione dei braccialetti elettronici. La commissione nominata per le valutazioni tecnico/ economiche delle offerte pervenute ha affidato a Fastweb la fornitura, l’istallazione e attivazione mensile di 1000 braccialetti elettronici, fino a un surplus del 20 per cento in più, con connessi servizi di assistenza e manutenzione per un arco temporale di 27 mesi. La compagnia telefonica, in tandem con l’azienda Vitrociset, aveva presentato l’offerta più conveniente dal punto di vista economico: poco più di 19 milioni di euro, oltre l’iva al 22 per cento. La gara di appalto a normativa Europea, infatti, con aggiudica- sulla base del criterio dell’offerta più vantaggiosa, aveva un importo complessivo a base di gara pari a più di 45 milioni di euro. Alla gara erano state ammesse 3 società. Fastweb con Vitrociset, Engineering e BT Italia e infine Telecom Italia. Telecom sarebbe risultata la migliore nella parte tecnica per mezzo punto rispetto a Fastweb, ma questa alla fine l’ha spuntata perché ha fatto un’offerta economica dimezzando l’importo di partenza. Dopo un lungo iter, finalmente centinaia di detenuti, in attesa dei braccialetti, potranno a breve usufruire degli arresti domiciliari. In sostanza si darà effettività agli articoli 275 bis del codice penale e 58 quinquies dell’ordinamento penitenziario. Si metterà così fine a una vicenda paradossale. Il problema di oggi, e che è finalmente destinato a risolversi, è l’opposto di quello che si era manifestato nel corso degli anni dopo l’introduzione dei dispositivi elettronici: superata la diffidenza e i disguidi iniziali, che nei primi sei mesi del 2013 aveva portato all’attivazione di soli 26 braccialetti, la nuova modalità di conÈ cessione della misura di custodia cautelare, aveva iniziato a farsi largo nei tribunali anche grazie al decreto svuota- carceri del 2013. La quantificazione dei duemila braccialetti che Telecom Italia si era impegnata a fornire, senza gara d’appalto, al ministero della Giustizia, risale all’accordo siglato con l’allora ministro Angelino Alfano dopo uno studio ad hoc commissionato sull’applicabilità della misura: un appalto – che sarebbe durato fino al 2018 - per un valore complessivo di 500 milioni. ll business dei braccialetti elettronici nasce però nel 2001 da un accordo di due membri dell’allora governo Amato: il ministro dell’Interno, Enzo Bianco, e il Guardasigilli, Piero Fassino. Ma dei ben 400 dispositivi elettronici che il Viminale aveva nozione leggiato dalla Telecom, solo 11 erano stati utilizzati: in poche parole, per una decina di braccialetti utilizzati, si impose una spesa pubblica di circa 11 milioni di euro all’anno per un affare complessivo da 110 milioni di euro. Un gap che la ex ministra Cancellieri aveva tentato di risolvere con un decreto del 2013 che caldeggiava l’utilizzo dei braccialetti per le persone agli arresti domiciliari. Però, fino al 2014, ne erano attivi solo 55 in otto uffici giudiziari. Perché? La risposta è in una lettera scritta allora da una gip di Torino, Alessandra Bassi, e da un sostituto procuratore di Firenze, Christine von Borries. Furono loro a spiegare ai colleghi ignari che potevano chiamare Telecom per installare le centraline. Da allora, anche in seguito ai provvedimenti che ne incentivavano l’utilizzo, c’è stato un boom delle richieste fino a esaurire i braccialetti disponibili. Ora non rimane che aspettare che Fastweb cominci con la produzione e l’emissione di uno strumento che permette anche di arginare il sovraffollamento che persiste nelle patrie galere.