Imagistrati salgono sulle barricate contro la proposta del ministro Orlando di dare diritto di voto agli avvocati nei Consigli Giudiziari. Nei giorni scorsi c'erano state le feroci bordate della corrente di Davigo, che rappresenta la destra nell'Anm. Ora scende in campo il giornale più vicino ai Pm, il "Fatto quotidiano", con un articolo di Bruno Tinti (ex magistrato e commentatore autorevolissimo del giornale di Travaglio) il quale parla addirittura di "inquinamento avvocatizio". Proprio così: "inquinamento".La questione è abbastanza semplice. I Consigli Giudiziari sono gli organismi che amministrano la giustizia nei distretti e rappresentano - semplificando un po' - una specie di articolazione territoriale del Csm. Gli avvocati fanno parte dei Consigli giudiziari, ma non hanno diritto di voto. Votano solo i magistrati.Il governo ha espresso l'intenzione di riformare i consigli e di dare il diritto di voto anche agli avvocati, riaffermando così il principio che non esiste un rapporto gerarchico tra magistratura e avvocatura, o di subalternità, ma che sono sullo stesso piano.Naturalmente è legittima la reazione di una parte della magistratura, che in questo modo vede scalfito il proprio potere e messo in discussione il proprio ruolo. Settori abbastanza grandi della magistratura in realtà non hanno mai accettato la riforma del 1989 (la cosiddetta riforma Pisapia) la quale stabiliva che la giurisdizione si esercita in un rapporto di parità tra difesa e accusa. Hanno sempre ritenuto invece che il concetto di indipendenza della magistratura, sancito dalla Costituzione, si dovesse tradurre in una idea di supremazia e di insindacabilità. Negli ultimi tempi, soprattutto nell'Anm, hanno preso il sopravvento le correnti che su questo punto hanno le posizioni più estreme. Camillo Davigo, che da pochi mesi è il capo dell'Anm, non ha mai nascosto la sua convinzione di superiorità, quasi genetica. Recentemente si è definito addirittura "giansenista", riferendosi ad una vecchia setta religiosa che riteneva che il genere umano fosse formato da reprobi, tranne una piccola quantità di eletti, e cioè di persone superiori. Davigo pensa evidentmente che gli eletti siani i magistrati.La posizione espressa ieri dai settori della magistratura che fanno riferimento al "Fatto", però, supera i limiti della legittima polemica. Definire gli avvocati "inquinatori" risponde a una idea della giurisdizione nella quale la difesa diventa semplicemente espressione di colpevolezza e l'avvocato è da collocare sullo stesso piano dell'imputato, contrapposto alla autorità innata e indiscutibile del giudice amministratore del bene. E' vero che l'articolo di Tinti - che è un polemista molto brillante e capace, in genere, di provocazioni stimolanti - è in grandissima parte una feroce e ragionevole critica alla magistratura e al correntismo del Csm, ma questo non modifica l'impostazione di fondo, che più o meno risponde a questa convinzione: il peggior magistrato del mondo è comunque superiore al miglior avvocato...Sulla base di queste posizioni, del tutto estranee e lontanissime dalla Costituzione, è molto difficile evitare uno scontro tra politica e magistratura (che diventa poi uno scontro tra democrazia e autoritarismo)