Si può attendere quasi sei anni per l’accoglimento o meno del permesso premio? Sembra surreale, ma è quello che sta accadendo a Francesco Annunziata, attualmente detenuto in Alta sorveglianza (As1) al carcere sardo di Massama, al quale rimangono altri due anni per finire di scontare la pena.

Ha raccontato la sua vicenda in una lettera inviata all’associazione Yairaiha Onlus

Varcò le soglie del carcere, da giovanissimo, nel lontano 1997. Il reato era per associazione mafiosa. Una condanna a 30 anni di galera, e attraverso un percorso tortuoso è riuscito a concretizzare l’obiettivo della pena detentiva come pretende la costituzione italiana: il reinserimento graduale del condannato nella società. Come racconta lui stesso tramite una lettera inviata all’associazione Yairaiha Onlus, e per conoscenza al Dap e al ministero della Giustizia, ha inoltrato l’istanza di permesso premio previa declaratoria di inesigibilità della collaborazione nel mese di novembre 2016. L’udienza è stata fissata dopo un anno, ovvero nel mese di novembre 2017. Dopo due anni, cioè nel 2019, la magistratura di sorveglianza scioglie finalmente la riserva: rigetta l’istanza.

La Cassazione ha accolto il suo ricorso rimandando il fascicolo al magistrato di Sorveglianza

A quel punto il detenuto Annunziata fa ricorso alla Cassazione: a giugno del 2020, la Corte suprema gli dà ragione rimandando indietro il fascicolo al magistrato di Sorveglianza di Cagliari per una nuova valutazione. Ad oggi, e sono passati altri due anni, ancora è in attesa dell’esito. Da precisare, e non è un dettaglio da poco, il fascicolo ritornato indietro per una nuova valutazione era già correlato sia delle informazioni delle forze di polizia che escludevano collegamenti con la criminalità organizzata, che della relazione di sintesi redatta ai fini dell'udienza per l'inesigibilità.

Non ci sono  collegamenti con organizzazioni criminali e il clan di appartenenza non esiste più dal 2001

Il magistrato di Sorveglianza decide comunque di richiedere nuovamente le informazioni alle forze di polizia che ulteriormente ribadiscono in maniera categorica, il fatto che Annunziata Francesco non ha collegamenti con organizzazioni criminali e che il clan di appartenenza non esiste più dal 2001. Inoltre, la “nuova” relazione di sintesi ribadisce la sperimentazione dei permessi premio all'interno del trattamento. Di fatto, sono passati 5 anni e 10 mesi dall'inoltro dell'istanza, nei quali sono due gli anni dal ritorno del fascicolo al magistrato e 11 mesi dall'arrivo della nuova relazione di sintesi, senza ancora una risposta, qualunque essa sia. Gli scogli maggiori per un detenuto in As1 sembrano essere superati (inesigibilità, assenza di collegamenti, adesione al patto rieducativo, revisione critica del proprio passato) eppure non sembrano sufficienti affinché ottenga una risposta.

L'associazione Yairaiha Onlus si chiede come possa accadere tutto ciò

«Come si può definire quello che sta succedendo al signor Annunziata?», si domanda l’associazione Yairaiha rivolgendosi alle istituzioni. «Fatichiamo a trovare il termine adatto; ma riteniamo quantomeno paradossale che un magistrato di sorveglianza possa lasciare una persona che tanto si è impegnata, e con questa i suoi affetti, in bilico per tutto questo tempo senza dare risposte ad una legittima, e positiva, istanza. Ci pare di ricordare che ci sono dei tempi tecnici entro i quali un magistrato, per Legge, è obbligato a rispondere; qui sembrano essere abbondantemente oltrepassati», chiosa l’associazione.

I permessi premio possono essere concessi ai detenuti che non risultano socialmente pericolosi

Ricordiamo che il permesso premio è contemplato dall’articolo 30 ter, il quale stabilisce che ai condannati che hanno tenuto una regolare condotta durante l’esecuzione della pena (8° comma) e che non risultano essere socialmente pericolosi, possono essere concessi tali permessi dal magistrato di Sorveglianza sentito il Direttore dell’Istituto penitenziario. Tali permessi hanno come obiettivo quello di consentire ai condannati di coltivare, fuori dall’Istituto penitenziario, interessi affettivi, culturali, di lavoro.

I permessi premio rappresentano un momento di passaggio importante per qualsiasi detenuto

La durata dei permessi non può essere superiore ogni volta a 15 giorni (ma di solito lo concedono per poche ore) e non può comunque superare la misura complessiva di 45 giorni in ciascun anno di espiazione della pena. Come sottolinea Yairaiha, i permessi premio rappresentano un momento di passaggio importante per qualsiasi detenuto, a maggior ragione dopo 25 anni ininterrotti di detenzione come nel caso di Annunziata. Il permesso è un momento di verifica sia per il detenuto e sia per le persone che lo hanno accompagnato in questo processo di cambiamento e crescita.