Era già una riforma difficile, controversa. Ma all'ultimo giro il disegno di legge sul processo penale rischia di trasformarsi in un campo di battaglia, con schieramenti sempre più confusi. A complicare il quadro arriva anche un vero e proprio anatema lanciato da "Autonomia & Indipendenza", la corrente dell'Anm nata per iniziativa di Piecamillo Davigo. Mentre l'Aula di Palazzo Madama si accingeva a riprendere la discussione generale sul testo, iniziata finalmente ieri dopo la bocciatura delle pregiudiziali, il gruppo guidato dal presidente del sindacato dei giudici ha diffuso una nota durissima: vi si esprime «gravissima preoccupazione per il contenuto di riforme che, ancora una volta, appaiono disfunzionali rispetto all'efficienza della giustizia, senza apportare alcuna semplificazione». Non si salva nulla: rasa al suolo la nuova prescrizione, critiche nette alla «disciplina delle intercettazioni ambientali con captatore informatico», definita «inutilmente complicata, ed in definitiva limitativa». È considerata così esiziale questa riforma, che Autonomia & Indipendenza si rivolge all'Anm e a «tutta la magistratura» affinché «intervengano per denunciare le conseguenze gravissime» della sua possibile approvazione.Neppure i grillini avevano usato toni così catastrofici. In apparenza potrebbe trattarsi di un semplice manifesto propagandistico: la corrente di Davigo infatti ha organizzato per domenica prossima un «convegno nazionale». Vi parteciperanno le figure più in vista del movimento, a cominciare dall'unico esponente che A&I vanta in seno all'attuale Csm, Aldo Morgigni. Invitato anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che della tanto criticata riforma è pur sempre il padre putativo. Certo, al di là dei previdibili attacchi contro il ddl, compresa la delega sul carcere che prefigura un superamento dell'ergastolo ostativo, il furore della corrente di Davigo si spiega anche con aspetti che vanno a toccare direttamente la libertà d'azione dei pm. Viene definita, in particolare, «gravemente disfunzionale e foriera di ulteriori contenziosi la previsione dell'obbligo di esercizio dell'azione penale entro tre mesi dal decorso delle indagini preliminari». Misura in effetti assai contesta dalle toghe già durante l'esame a Montecitorio. Si tratta di tasti a cui la magistratura inquirente è, in generale, sensibilissima: l'attacco della corrente di Davigo contiene dunque anche un messaggio di natura sindacale. Ma questo non attenua gli effetti che le accuse possono produrre sulla discussione a Palazzo Madama. Già ci sono forti tensioni nella maggioranza, provocate dagli emendamenti di Felice Casson sui tempi del processo. Il più dirompente propone di sospendere in via definitiva il decorso della prescrizione all'eventuale condanna di primo grado. Su questo i margini paiono inesistenti. Ma un'altra modifica sembra aver già conquistato il favore dell'intero Pd: è quella che prevede un regime diverso per i reati ambientali, con il calcolo della prescrizione che parte dall'acquisizione della notizia di reato da parte del pm e non, come avviene quasi sempre, dal momento in cui il delitto è commesso. A Renzi l'idea non dispiace: fu proprio il premier a impegnarsi per una riforma simile con i familiari delle vittime dell'Eternit. Ma l'Ncd è radicalmente contrario: «Non accetteremo che le intese raggiunte in commissione Giustizia vengano ribaltate», avverte Nico D'Ascola. Si rischia il cortocircuito totale. Anche perché la fatwa lanciata da Davigo contro la riforma promette di ridare coraggio al partito giustizialista, assai trasversale in Senato. Nelle ultime ore si è cercato di guadagnare tempo, e pare averne risentito la durata della discussione generale, che si chiuderà solo oggi. Torna d'attualità l'ipotesi fiducia. Che però i grillini cavalcherebbero come prova che «il Pd è pronto a tutto pur di fare un regalo ai corrotti». L'alternativa è la fiducia ad hoc, limitata alla parte del ddl che riforma la prescrizione. Si deciderà in extremis. Fatto sta che l'odissea dalla riforma penale non è finita e Davigo pare in grado di contribuire a prolungarla.