Non è ancora chiaro se Luca Palamara sarà rinviato a giudizio. Dipenderà dai magistrati di Perugia, tra i quali si dovrà annoverare ora, comè noto, anche il neoprocuratore della Repubblica Raffaele Cantone. Sembra però chiaro che alcuni procedimenti ci saranno e arriveranno probabilmente a sentenza: si tratta di quelli relativi alle accuse di diffamazione che i colleghi di Palamara gli muovono. E a proposito, è particolarmente significativo  che ad annunciare poco fa unazione legale nei confronti del pm al centro del caso Procure sia stato un suo successore alla presidenza dellAnm, Eugenio Albamonte. Chiamato in causa da Palamara nelle interviste pubblicate sui quotidiani di stamattina, Albamonte è stato pronto a replicare, poco fa, attraverso il proprio difensore, Paolo Galdieri. «Questa mattina ho ricevuto mandato dal dottor Eugenio Albamonte, pm a Roma e segretario di AreaDg, per proporre querela nei confronti del dottor Luca Palamara», annuncia lavvocato. Il quale ricorda appunto come il pm appena espulso dallAnm, «in una serie di interviste rese oggi ha diffamato» Albamonte. Lo ha fatto in particolare «parlando di fatti mai avvenuti e in particolare di non meglio precisate cene tra il mio assistito e lonorevole Donatella Ferranti, già presidente della commissione Giustizia della Camera dei deputati, nelle quali si sarebbe discusso della nomina del vicepresidente del Csm David Ermini e delle nomine di avvocati generali della Cassazione». Al di là del merito specifico, lo slittamento da quello che molti si illudono possa diventare una sorta di maxiprocesso perugino alla magistratura associata in una serie di micro giudizi per diffamazione è forse illuminante sul vero rischio di tutta la crisi. Vale a dire, la riduzione di un grande tormento strutturale di un potere dello Stato a mero chiacchiericcio gossipparo regolato dalla dose quotidiana di intercettazioni date in pasto al dibattito.