Trattamento inumano e degradante, celle che non rispettano gli standard europei, grave carenza di organico e reclusi stranieri trattati da serie B. Questo è il quadro dipinto dall'esponente dei radicali Rita Bernardini dopo aver visitato la casa circondariale di Agrigento, assieme ai militanti radicali Donatella Corleo, Gianmarco Ciccarelli, accompagnati da Totò Cuffaro.Hanno visitato il carcere domenica scorsa e la visita è durata sette ore. Nonostante ciò non sono riusciti a vedere tutti i detenuti a causa dei lunghi colloqui tenuti con i ristretti che hanno denunciato la loro situazione degradante. La Bernardini ? intervistata da Radio radicale appena uscita dal carcere ? ha elencato le varie criticità. Attività trattamentali quasi inesistenti. Le celle in media e alta sicurezza sono quasi sempre chiuse, se non quelle due ore per la socialità che avviene in una stanza poco più grande di una cella. In media sicurezza ? ha denunciato sempre Rita Bernardini ? c'è un "impressionante sovraffollamento". In pratica le celle di otto metri quadrati ospitano tre detenuti. Ciò viola palesemente la soglia minima - tre metri quadri per detenuto - riconosciuta a seguito della sentenza pilota Torreggiani della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo dell'otto gennaio 2013.La Bernardini poi denuncia che i detenuti vengono fatti spogliare nudi a gruppi di 4 o 5. "Non voglio qui discutere di perquisizioni approfondite - spiega l'attivista radicale - ma perché io detenuto sono costretto a farmi vedere nudo da altri che non siano le forze dell'ordine addette alla sicurezza? " Anche i bambini vengono perquisiti in vista del colloquio con il genitore detenuto: vengono tirate giù le mutandine di bambini e bambine e controllato il pannolino. "È proprio necessario questo trattamento - domanda Rita Bernardini - che può essere traumatizzante, visto che i colloqui sono videoregistrati e si svolgono alla vista del controllo degli agenti? "Poi c'è il problema di molti detenuti ristretti nel carcere di Agrigento che provengono da posti lontanissimi: quindi non viene rispettato il principio del rispetto della territorialità della pena. Grazie ai colloqui effettuati con i detenuti, i radicali poi sono venuti a conoscenza di una gravissima violazione che si avvicina a una vera e propria tortura: quando i detenuti devono essere portati nel tribunale di Palermo, vengono svegliati alle cinque del mattino e scortati con i blindo, ma ammanettati e rinchiusi per ore in microscopiche gabbie. Sempre la Bernardini, ai microfoni di Radio radicale, ha denunciato la carenza di educatori, psicologi e assistenti sociali. Inoltre manca completamente la figura del mediatore culturale. E chi ne risente sono gli stranieri. Sempre quest'ultimi subiscono altre ingiustizie: sono impossibilitati a fare una telefonata ai propri familiari per dire che sono ancora vivi, non hanno diritto al kit con i beni di prima necessità come i dentifrici, saponette e bagnoschiuma e non hanno economicamente la possibilità di comprare il cibo che risulta insufficiente durante i pasti. Ma anche in questa situazione molto difficile non manca per fortuna l'umanità: infatti gli stranieri hanno riferito che i detenuti italiani li aiutano con il cibo quando lo ricevono dai famigliari. Sempre a Radio radicale Gianmarco Ciccarelli ha denunciato la mancanza delle docce nelle celle e l'indisponibilità dell'acqua calda. Inoltre ha annotato l'esistenza delle famigerate "bocche di lupo" nelle celle della sezione femminile. Sono in pratica dei finestroni che non danno la possibilità di vedere dall'esterno, ma che consentono solo il passaggio dell'aria e della luce. Sempre il militante radicale ha denunciato che nel carcere ricorrono molto spesso agli psicofarmaci e l'assistenza sanitaria risulta carente. «La pena prevista dalla legge ? ha chiosato Ciccarelli - non ha nulla a che vedere con la pena che scontano in questo carcere. C'è un trattamento inumano e degradante».