Indossa soltanto un paio di mutande di carta e riferisce di essere stato vittima di violenze da parte della polizia penitenziaria. Lo avrebbero lasciato in cella liscia per 3 giorni, ha mangiato due viti, da 20 giorni le ha dentro nella pancia e ha provato anche ad impiccarsi. Un altro detenuto ancora riferisce che l’avrebbero lasciato, ammanettato, nel passeggio per una giornata e una nottata intera senza mangiare né bere e l’avrebbero preso a schiaffi e pedate. Altri ancora hanno riferito di essere stati testimoni di detenuti ammanettati e strisciati per terra.

Sembra la descrizione di Guantanamo, ma parliamo del carcere siciliano di Agrigento e sono tutte testimonianze raccolte dalla delegazione del Partito Radicale guidata da Rita Bernardini. Parliamo della visita effettuata il 17 agosto scorso nell’ambito della terza edizione straordinaria del ferragosto in carcere promosso dal Partito Radicale. La relazione, ben dettagliata con nome e cognome dei detenuti che hanno esternato i presunti comportamenti violenti da parte di taluni agenti penitenziari, è stata inviata al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, esortandoli nell’effettuare – con la prudenza del caso – una visita ispettiva per fare chiarezza. Presunti abusi che sarebbero stati commessi nella sezione isolamento. Parliamo di un piccolo reparto ubicato al piano terra, in prossimità dell’area sanitaria, dove confluiscono detenuti di alta sicurezza, di media sicurezza e detenuti protetti, nonché i nuovi giunti che vengono temporaneamente sistemati in una camera di accettazione. Nella relazione stilata dal Partito Radicale si legge che nelle finestre di molte camere detentive, oltre alle sbarre, sono applicate reti a maglia stretta che limitano l’ingresso di aria e luce naturale. In molte celle, al momento della visita, il blindo della porta risultava chiuso. Oltre a ciò, i sei piccoli cortili passeggio di cui dispone il reparto isolamento «sono spazi squallidi – si legge sempre nella relazione -, con il wc alla turca, sprovvisti di panchine».

Diversi detenuti, come detto, hanno denunciato presunti abusi. Racconti che sono concordanti. «Gli agenti ti stuzzicano per farti sbagliare e poi ti alzano le mani, qui c’è la squadretta che alza le mani con i manganelli, qui ti lasciano notti e notti all’aria con le manette», riferisce un detenuto. Un altro ancora riferisce la stessa identica situazione. Altri ancora chiedono di andare via. «Quello che io ho visto qua non l’ho visto da nessuna parte, e ne ho girati istituti in tanti anni di carcere; ho visto detenuti ammanettati e strisciati per terra; io da qui voglio andare via», riferisce un detenuto che avrebbe assistito a presunti atti di violenza da parte degli agenti di polizia penitenziaria.

In altre testimonianze ancora, riaffiora il termine di “squadretta”, che evoca i tempi passati dei forti abusi della polizia penitenziaria denunciati per la prima volta da uomini delle istituzioni come Franco Corleone, l’attuale garante dei detenuti della regione Toscana, quando era sottosegretario del ministero della Giustizia. La “squadretta” non è uno strumento di disegno, come verrebbe facilmente in mente a chi ne ha usato uno, ma un corpo speciale pronto ad entrare in azione alla bisogna. Un corpo che non è contemplato dall’ordinamento penitenziario e tanto meno dalla nostra Costituzione. Ma sono testimonianze che dovranno essere riscontrare. Non mancano altre testimonianze legate all’utilizzo non propriamente ordinario dell’isolamento. «Sono in isolamento da 7 mesi; mi trovo qui perché protesto, vorrei essere trasferito in un carcere della Puglia; qui il blindo della porta è stato chiuso per una settimana; io faccio solo un’ora e mezza d’aria perché nel passeggio non c’è il wc e se torno in cella per andare in bagno poi non mi fanno ritornare al passeggio», riferisce un altro detenuto che ha affermato di aver già scontato il reato ostativo.

La relazione del Partito Radicale è da settembre sul tavolo del Dap ed è stato inviato anche all’autorità del garante nazionale delle persone private della libertà. Per ora, il Dap non ha risposto, ma Rita Bernardini confida per una sua opportuna e urgente ispezione per far luce sui fatti denunciati dai detenuti della Casa circondariale di Agrigento “Pasquale Di Lorenzo”.