MATTEO LUCA ANDRIOLA

Aseguito delle “Primavere Arabe” del 2011, in Egitto è stato rovesciato il presidente Hosni Mubarak ed è andato al potere Mohammad Morsii, membro del Partito Libertà e Giustizia, partito conservatore, neoliberista e islamista formalmente indipendente, ma emanazione dei Fratelli Musulmani egiziani, il più ampio e meglio organizzato movimento politico in Egitto che ha propaggini in tutto il Medio Oriente e fra le numerose comunità musulmane sparse in Europa. Creato in Egitto nel 1928 da ? asan al- Banna e successivamente bandito dal presidente e generale Gamal Abd el- Nasser, il gruppo è stato perseguitato dai presidenti successivi, facendo sì che gli esuli creassero succursali fra l’Europa e il Medio Oriente, favorendone l’espansione.

Il Partito Libertà e Giustizia, giunto al potere nel 2012, era il braccio politico della Fratellanza, dato che diversi leader erano tutti membri della Maktab al- Irshid, il consiglio supremo della confraternita islamista, spodestati da un golpe militare guidato da Abdel Fattah Al Sisi, ex ministro della difesa, a seguito di violente rivolte popolari nel 2013, portando ad un nuovo bando ai danni della Fratellanza.

Cosa cambia nella geopolitica dell’organizzazione islamista? È indicativo che una fetta consistente della diaspora di membri della confraternita guardino alla Turchia di Erdogan, dove son forti i legami fra la leadership della fratellanza e la fazione al governo dell’AKP, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, condizionando le scelte della Fratellanza. Ma questo legame potrebbe trasformare il paese un “laboratorio turco” e portare alla coniugazione di “democrazia autoritaria”, o cesarismo, dov’è preponderante il peso del potere esecutivo presidenziale, e la morale religiosa.

Secondo degli alti funzionari turchi citati dai media nel 2019 e nel 2020, ci sono circa 15- 30.000 egiziani in Turchia, e uno dei leader dell’opposizione turca, documenta il giornalista Abdelrahman Ayyash per un’inchiesta sul The Century Foundation, spiega che circa 20.000 sono nella Fratellanza Musulmana, “una piccola frazione dei cittadini arabi che vivono in Turchia. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ( UNHCR), la Turchia continua ad ospitare oltre 4,1 milioni di rifugiati per lo più siriani.” E se in Siria governa Bashar al- Assad, avversario della Fratellanza, è evidente che una fetta dei siriani residenti in Turchia ne fanno parte.

Anche se inizialmente i rapporti fra Fratellanza Musulmana e AKP non erano inizialmente idilliaci ( Morsi, nel 2007, sul sito del movimento scrisse che il partito turco non poteva esser islamista: “L’AKP annuncia la sua approvazione della nozione occidentale di laicità”, mentre nel 2009 Rafik Habib, consigliere copto della suprema guida del movimento, definì il progetto del leader turco come un “Islam compromesso”, esortando i membri della Fratellanza a non adottare un Islam così soft. “Questo è diverso dall’obiettivo finale [ della Fratellanza] di stabilire uno Stato Islamico”, ma alla dopo il 2011 le cose sono gradualmente cambiate, vedendo nel “modello erdoganiano”.

Dopotutto sarà Erdogan a dire in un’intervista: “Sono un primo ministro musulmano di un paese laico”. La frase non fu apprezzata perché pareva un compromesso con la modernità e la laicità, ma col tempo le riforme islamiste e conservatrici del leader turco hanno spinto la Fratellanza a rivedere i suoi giudizi, sottolineando le graduale somiglianze con Morsi. Quest’ultimo arriverà a rassicurare i partner interazionali dell’Egitto, sostenendo che le relazioni con Israele non sarebbero senz’altro cambiate. Ovviamente la partnership fra la Fratellanza Musulmana e l’AKP aprì non poche opportunità in campo economico- finanziario, portando Erdogan e il suo partito di governo a stringere relazioni più strette con Morsi e il Partito per la Libertà e la Giustizia.

Morsi, candidato alle presidenziali del 2012, dirà infatti a Christiane Amanpour della CNN che non esisteva una “democrazia islamica”, facendo intendere che, partecipando a libere elezioni, la Fratellanza credeva pienamente nella democrazia parlamentare, e che non credeva che la democrazia dovesse essere modificata per essere resa islamica. Nel settembre 2012, da presidente neoeletto, Morsi elogiò gli obiettivi e le speranze di giustizia e uguaglianza di Erdogan in un discorso davanti a migliaia di membri dell’AKP ad Ankara.

Il nuovo sostegno della Fratellanza alle politiche turche è emerso in varie forme. Nell’aprile 2016 ha tenuto un importante evento a Istanbul chiamato “Grazie, Turchia” per aver ospitato politici e leader dell’opposizione islamista di diversi paesi arabi. I principali relatori hanno descritto Erdogan come un “sultano” e la Turchia come la casa del “califfato”.

Era presente la guida suprema ad interim dei Fratelli Musulmani, Ibrahim Mounir. Khalid Meshaal, l’ex leader palestinese di Hamas, ha partecipato ed ha affermato che “la Turchia ha presentato il miglior esempio di Islam politico in termini di democrazia, governo ed economia”.

Nei commenti pubblicati in un rapporto della RAND Corporation del 2020 sul partenariato strategico fra Stati Uniti e Turchia, Amr Darrag, ministro della cooperazione internazionale nell’amministrazione di Morsi, ha espresso sostegno alle politiche interne del governo di Ankara nei confronti del movimento di Fethullah Gulen, che il governo turco ha etichettato come organizzazione terroristica. Darrang ha respinto le accuse di autoritarismo ai danni della Turchia, in linea con la Fratellanza, che ha supportato le riforme autoritarie turche. È il punto di forza del “modello erdoganiano”, dove l’Islam è più di una religione: è un’ideologia di potere. La posizione pubblica della Fratellanza nei confronti delle donne oggi – come la Turchia – è relativamente più “progressista” rispetto ad altri islamisti in Medio Oriente influenzati dai sauditi, il che rende tutto più subdolo.

La Fratellanza interpreta la Sharia in forme oppressive per le donne, si considera dotata dell’interpretazione più pura dell’Islam; questa prospettiva è evidente nei testi del movimento e nei rapporti quotidiani dei membri, permettendo, come avviene in Turchia, una maggiore flessibilità tra confessionalismo e democrazia autoritaria. Cosa ancor più preoccupante è che la Fratellanza, è vosta in Europa come unica rappresentanza politica dell’Islam, associata ad un paese membro della NATO, la Turchia, che ambiva a entrare nell’UE, pur borderline e desiderosa di crearsi uno spazio geopolitico fra Occidente ed Oriente. Davvero l’Europa è succube della prepotenza islamista come sostengono alcuni?

Il MODELLO TURCO

OGGI IN TURCHIA RISIEDONO CIRCA 20MILA CITTADINI EGIZIANI UFFICIALMENTE AFFILIATI ALLA “FRATELLANZA”.

SE INIZIALMENTE IL “SULTANO” DI ANKARA VENIVA PERCEPITO COME UN MUSULMANO TROPPO MODERATO, I SUOI SUCCESSI E LA SUA STRETTA AUTORITARIA LO HANNO RAPIDAMENTE TRASFORMATO IN UNA GUIDA E IN UN MODELLO POLITICO DA SEGUIRE