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Siracusa porta del Mediterraneo. Siracusa città del confronto nell’Europa in guerra. Sono stati questi i fili conduttori che hanno contraddistinto la prima giornata di “Guerra e diritto”, evento organizzato dal Consiglio nazionale forense e dalla Fondazione dell’avvocatura italiana, in collaborazione con l’Ordine degli avvocati di Siracusa e dall’Unione degli Ordini forensi della Sicilia.
Gli avvocati e i professori universitari intervenuti oggi hanno rivolto un pensiero a chi in Ucraina, a causa dell’aggressione militare della Russia iniziata nel febbraio 2022, ha dismesso la toga per difendere la sovranità del proprio Paese. «L’evento di Siracusa – ha evidenziato Francesco Greco, presidente del Consiglio nazionale forense e presidente della Fondazione dell’avvocatura italiana – offre l’occasione per riflettere sul momento delicato che stiamo vivendo. Ci siamo abituati un po’ tutti ad ascoltare quotidianamente nei telegiornali le notizie delle offensive delle truppe impegnate sui vari fronti di guerra. In questo contesto gli avvocati, che da sempre si occupano della tutela dei diritti, non possono rimanere indifferenti. Ecco perché abbiamo pensato di organizzare le due giornate di Siracusa per sensibilizzare il più possibile l’opinione pubblica verso la ricerca di soluzioni negoziali, di soluzioni diplomatiche che facciano ritornare tutti quanti a una piena consapevolezza in merito ai percorsi da seguire». Come si diceva prima, dalla porta del Mediterraneo è stato lanciato un messaggio importante con la voce dei giuristi.
«A partire proprio dalla Sicilia – ha commentato il presidente del Cnf - siamo abituati a confrontarci con la questione dei diritti umani, mi riferisco ovviamente alle problematiche legate all’immigrazione. In merito ai conflitto armati in corso, il Consiglio nazionale forense è in contatto con i colleghi dell’Ucraina, della Palestina, con i colleghi israeliani, senza tralasciare l’avvocatura russa, per conoscere direttamente da loro quanto che stanno vivendo. Fa una certa impressione pensare che ci sono molti colleghi che hanno riposto nell’armadio la toga e adesso indossano la mimetica. Una triste condizione provocata dalla guerra».
A fare gli onori di casa Antonio Randazzo, presidente del Coa di Siracusa. «Chi lo avrebbe detto – si è interrogato il rappresentante degli avvocati siracusani – che la parola guerra sarebbe stata di nuovo così ricorrente nei nostri ragionamenti? Io appartengo ad una generazione nata alla fine degli anni ‘50 del secolo in cui l’Italia e il mondo erano alle prese con la ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale. Il diritto è l’unico strumento per contrastare l’uso della violenza ed impedire violazioni reiterate. Dobbiamo fare leva sul principio del diritto alla pace. È questo il messaggio che intendiamo far conoscere da Siracusa».
Rosario Pizzino, presidente dell’Unione degli Ordini forensi della Sicilia, ha sottolineato l’impegno dell’avvocatura, a partire da quella istituzionale, per aver voluto dedicare ampia attenzione agli strumenti e alle istituzioni che possono far valere i diritti nei contesti di guerra. «Il Foro di Siracusa - ha aggiunto Pizzino – ha il merito di essere un luogo di discussione sulla funzione sociale dell’avvocato, attento rispetto a quanto avviene a livello nazionale e internazionale». Il consigliere Cnf Francesco Favi del Foro di Siracusa ha rilevato che il convegno di Ortigia «mira a promuovere una cultura basata sul dubbio, attraverso il pensiero critico e filosofico; lo facciamo da un luogo unico, culla della cultura greca e occidentale».
Nella prima sessione di lavori è intervenuto anche Giuseppe de Vergottini (emerito di diritto costituzionale dell’Università di Bologna “Alma Mater”), che ha affrontato il tema della Costituzione intesa come limite ai conflitti armati. «Avverto – ha affermato il giurista – il rischio di una lettura dell’articolo 11 della Costituzione con una certa retorica, senza un approfondimento analitico e corretto». Oltre all’accademico dell’Alma Mater, sono intervenuti Paolo Benvenuti (emerito di diritto internazionale dell’Università Roma Tre) e Julie Goffin (International Criminal Court Bar Association) che ha descritto l’impegnativo lavoro dei tribunali internazionali nell’attuale contesto.
La seconda sessione pomeridiana è stata dedicata ai confini e ai diritti della persona nella letteratura e nell’arte. I lavori sono stati moderati da Mario Napoli, componente del Cnf e del comitato direttivo della Fai. Sono intervenuti lo scrittore Roberto Cazzola e l’illustratrice Alberta Bollati.
Domani, alle ore 10, si terrà la tavola rotonda intitolata “Essere avvocati in zone di guerra e di confine”, coordinata da Vittorio Minervini (componente del Cnf e vicepresidente della Fondazione dell’avvocatura italiana). Sono previsti gli interventi di Leonardo Arnau (componente Cnf, coordinatore della commissione diritti umani del Consiglio nazionale forense) e Paolo Bargiacchi (ordinario di diritto internazionale dell’Università degli Studi di Enna “Kore”).
Durante l’ultima sessione (alle ore 11.30) si terrà un dialogo a più voci, moderato dal giornalista Marco Micciché, con al centro le storie degli avvocati che riaffermano la tutela dei diritti in tempo di guerra. Interverranno Silvana Arbia (già prosecutor del Tribunale penale internazionale per il Ruanda), Dmitry Zakhvatov (difensore di alcuni dissidenti russi, compresa la giornalista Marina Ovsyannikova) e l’avvocata Darya Kondratyeva del Foro di Milano. Parteciperanno anche il direttore del Dubbio, Davide Varì, Barbara Porta del Foro di Torino (osservatrice Oiad per i processi internazionali), Francesco Favi (avvocato del Foro di Siracusa, componente del Cnf), Leonardo Arnau (Cnf) e Roberto Giovene di Girasole (avvocato del Foro di Napoli).
L’evento di Siracusa si concluderà con la proiezione dei servizi giornalisti dedicati agli avvocati turchi Ebru Timtik e Aytac Unsal (curati da Simona Musco del Dubbio) e con la presentazione del libro “Avvocati di guerra” (edizioni Guerini e Associati).