Interesse della politica e preoccupazioni all’interno dell’avvocatura stanno caratterizzando il presente dei quattro Tribunali abruzzesi ( Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto) per i quali, a seguito della ridefinizione ritardata della geografia giudiziaria, è prevista la chiusura. Pochi giorni fa è stato approvato dalle commissioni congiunte Affari costituzionali e Lavoro della Camera un emendamento sull’integrazione delle piante organiche dei Tribunali a rischio soppressione. Il documento, a firma dei parlamentari Fabio Roscani e Guerino Testa, prevede che le attuali dotazioni del personale amministrativo dei quattro Tribunali provinciali possano essere integrate con risorse umane già assegnate alle circoscrizioni di Chieti e L'Aquila. Un segnale importante, secondo il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Avezzano, Roberto Di Pietro, che dimostra la volontà della politica ad affrontare con pragmatismo la questione dei Tribunali abruzzesi.

Presidente Di Pietro, i Tribunali provinciali abruzzesi si possono salvare?

Dopo dieci anni, per la prima volta, un governo squisitamente politico si sta ponendo il problema della verifica degli effettivi risultati della riforma della geografia giudiziaria. Alcuni intendimenti sono stati espressi non solo sugli organi di stampa, ma anche in ben tre risposte ad interrogazioni parlamentari del ministro della Giustizia, il quale ha preannunziato un disegno di legge per rivedere le circoscrizioni della geografia giudiziaria già da introdurre con la legge di bilancio del 2024. Per quanto riguarda i Tribunali sub- provinciali di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto, l’ultima proroga li terrebbe aperti fino al 1 gennaio 2025, ma la cosa significativa è che questa volta il ministro Carlo Nordio ha detto esplicitamente che l’ulteriore proroga è stata concessa in vista della revisione della geografia giudiziaria.

In varie parti d’Italia la questione della soppressione dei Tribunali è ancora sentita. Sono stati creati dei comitati locali. È un tema che sta molto a cuore ai Coa operanti nei Tribunali abruzzesi che rischiano la chiusura?

Certamente. Va anche detto che a livello parlamentare si è aperta un‘ altra strada: persegue il modello di riforma simile a quello che ha riguardato i Giudici di Pace. La Regione Abruzzo, più volte stimolata dal Coa di Avezzano, presentò, seguita da altre Regioni, come Lombardia e Toscana, una proposta in base alla quale gli enti locali si fanno carico delle spese di funzionamento dei Tribunali a eccezione delle spese per il personale. In base a delle convenzioni tra Regioni e ministero della Giustizia si permetterebbe la riapertura delle sedi di Tribunale soppresse, senza aggravi per le finanze centrali. Questa proposta era stata già avanzata nella scorsa legislatura. È stata riproposta subito dopo l’insediamento del nuovo Parlamento ed è in corso l’esame presso la Commissione Giustizia del Senato. Le strade che si stanno facendo largo danno concrete speranze, affinché ci sia una rivisitazione delle scelte fatte in materia di geografia giudiziaria. L’auspicio è che trionfi il principio di giustizia di prossimità, fondamentale se si pensa alle caratteristiche diverse dei nostri territori. I Tribunali sono baluardi di giustizia. Non dimentichiamo che agganciati all’esistenza di una Procura della Repubblica ci sono Commissariati della Polizia di Stato, comandi dei Carabinieri, tenenze della Guardia di Finanza. Tutti centri delle forze dell’ordine che non devono essere depotenziati.

L’iniziativa dei parlamentari di FdI fa ben sperare? Quanto è vicina la politica alle istanze dell’avvocatura abruzzese?

La politica sta dimostrando sensibilità. I Tribunali per i quali la soppressione è stata solo prorogata fanno i conti con gravi carenze di organici. Tanto è vero che fu soppressa addirittura la loro pianta organica. L’ultimo emendamento, approvato e inserito in sede di conversione del decreto legge lavoro, ha la finalità che siano rimpinguate le dotazioni organiche effettivamente operanti presso i Tribunali di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto, che continuano a lavorare a ritmi sostenuti e che denotano efficienza e produttività. Su questo punto vorrei fare però un’altra riflessione.

Prego, dica pure…

La chiusura dei Tribunali, come più volte sottolineato pure dal mio predecessore, lascerebbe sguarniti interi territori. Il Tribunale e la Procura di Avezzano rivestono, per esempio, un ruolo fondamentale. Noi siamo al centro del centro d’Italia, crocevia tra L’Aquila, dove ci sono fortissimi interessi legati alla ricostruzione, Sora, Cassino, Napoli. Senza dimenticare il Fucino, un territorio che presenta precise criticità.

In Veneto, i presidenti dei Coa di Padova, Vicenza e Treviso hanno espresso contrarietà rispetto ad una ipotetica apertura del cosiddetto “Tribunalino della Pedemontana”, con sede a Bassano. Posizione identica da parte dei magistrati. Cambiano le sensibilità e gli approcci da Nord a Sud, passando per il Centro Italia?

La presa di posizione alla quale lei fa riferimento è, a mio parere, l’unica nota stonata che si registra in Italia sul tema della soppressione dei Tribunali con la rivisitazione degli anni passati della geografia giudiziaria. Certi campanilismi non fanno bene all’avvocatura e alla popolazione di un certo territorio. Adesso un governo finalmente di stampo politico, con maggioranze parlamentari di stampo altresì politico, ha la capacità di valutare le reali esigenze di un territorio, senza calcoli basati su esigenze di cassa, valutando l’effettiva esigenza di giustizia. Con la sanità la giustizia è uno dei servizi essenziali che lo Stato deve fornire.

La situazione di incertezza che state vivendo in Abruzzo può scoraggiare in maniera irrimediabile i giovani avvocati o chi intende intraprendere la professione forense?

Un giovane che opera in uno dei quattro Tribunali abruzzesi a rischio chiusura è scoraggiato dal fare degli investimenti, come acquistare uno studio legale. Ma dove c’è la passione per la nostra professione, non ci si scoraggia mai. Siamo comunque tutti fiduciosi, affinché la svolta politico- governativa porti, nell’arco di poco tempo, a risolvere definitivamente la questione per i nostri territori e per tutti i territori italiani, dove l’esigenza di avere dei presidi di giustizia è molto sentita.